Molti dicono che il governo provvisorio sostenuto dai militari, che doveva ripulire il paese dalla corruzione e organizzare elezioni decenti, ha fallito. Partiti aggressivi come prima, corrotti in libertà, confusione e incertezza. Ma è proprio un fallimento? Quando questo governo prese il potere, l’11 gennaio 2007, qualcuno aveva intuito che forse gli obiettivi erano: evitare che la coalizione guidata dal BPN (partito nazionalista di centro destra, alleato con due partiti islamici) rimanesse al potere con elezioni troppo palesemente truccate che avrebbero infuriato la gente e screditato il Bangladesh; impedire comunque alla coalizione guidata dall’Awami Leage (centro sinistra, secolare, alleata con partitelli marxisti) di vincere le elezioni sull’onda della rabbia popolare per le malefatte del BNP; ripulire il BNP dai più corrotti, cioè dalla parte giovane guidata dal figlio della Primo Ministro Khaleda Zia; scompaginare l’Awami League; organizzare elezioni che riportassero al potere il BNP e i partiti musulmani in modo accettabile. Pare che stia avvenendo proprio così. Khaleda Zia ha subito un anno in carcere, uscendo pimpante e aggressiva grazie a un’improvvisa raffica di concessioni fatte dalla magistratura, e ha ripreso in mano il BNP; il figlio Tareque, causa prima della corruzione del partito, dopo 18 mesi di prigione è uscito pure lui, è andato all’estero per cure promettendo di non tornare almeno per tre anni, nessuno potrà più dire che la madre è succube del figlio mascalzone; i partiti islamici alleati del BNP non sono stati toccati; la presidente dell’Awami League, Sheikh Hasina, ha ancora tutte le accuse addosso, sta in USA e forse non potrà tornare; l’Awami League è sotto il tiro dei giudici e annaspa senza una leadership. A questo punto, sono state indette le elezioni, per il 18 dicembre. Ma tutto può ancora cambiare…