Ricoverato per un mese in un “rifugio per malati” l’uomo, colpito da tumore al fegato, peggiora rapidamente. Non c’è più speranza e, se qualcosa si può tentare, è solo a costi altissimi, che il “Rifugio” non può permettersi e l’uomo meno ancora. Lo dimettono, nonostante le sue suppliche perché lo lascino rimanere fino alla fine. Vado a trovarlo a casa di un amico, che lavora nel “Rifugio”, lo ha preso con sé, e ora mi chiede di benedirlo. “Non posso curarlo, ma vorrei offrirgli un segno che, pur essendo finite tutte le risorse e le speranze umane, l’amore di Dio per lui non è finito”.