La ragazza, ultimo anno delle superiori, esce da scuola dopo le lezioni e si ferma nella veranda: piove fitto, non ha l’ombrello. Uno sguardo in giro, un ragazzo con l’ombrello le fa un cenno. E’ del suo villaggio, e ci vanno insieme.
Due sotto un ombrello solo.
La notizia si diffonde.
Solenni sgridate, minacce di espulsione dalla scuola, pianti.
Il perdono arriva quando riconoscono il grave errore commesso e promettono che una cosa del genere non accadrà più.
Archivio mensile:Dicembre 2009
Sviluppo integrale
In tredici anni di impegno, p. Giulio Berutti, del PIME, ha creato o rimesso in sesto 22 “Credit Union” fra i tribali del Nord, con 43 dipendenti, 3 supervisori, 9.000 soci e quasi altrettanti risparmiatori. Non vuole Credit Union grandi, meglio dividere: un segreto della riuscita del metodo sta nel restare a livello di villaggio, dove tutti si conoscono, si controllano, si aiutano. Intende lo sviluppo come frutto di una presa di coscienza, di una responsabilità assunta, e di uno sforzo comune, valorizzando due caratteristiche fondamentali della loro cultura: eguaglianza e solidarietà, e superandone alcuni limiti: delega totale delle proprie responsabilità, sfiducia in se stessi e nel prossimo, poca disciplina del tempo… Le Credit Union non dipendono dall’aiuto estero. Tengono al centro i rapporti personali; ogni persona è considerata responsabile del proprio sviluppo. La famosa Granmeen Bank del premio Nobel Yunus ha avuto l’idea di portare il credito sulla porta delle case dei poveri, attingendo alle loro capacità di risparmio come ad un capitale enorme, ma offrendo prestiti con una certa facilità. E’ cresciuta enormemente, e ora chiede interessi che vanno dal 20% al 30%. Le Credit Union chiedono il 12%, a scalare. Ultima iniziativa, l’assicurazione sanitaria: a chi risparmia 120 taka all’anno (€ 1,20) offre copertura di spese all’Ospedale diocesano S. Vincent (diretto da p. Giulio) per lui o lei, e altri 4 membri della famiglia.
Parlando di tutto questo, p. Giulio cita Benedetto XVI: “Il mondo soffre per mancanza di pensiero” (Caritas in Veritate n.53).
Processi
Marzo-dicembre 1971: una sanguinosa guerriglia contro l’esercito pakistano, con l’appoggio finale dell’India, porta alla nascita del Bangladesh indipendente, guidato dal leader carismatico Sheikh Mujibur Rahman.
15 agosto 1975: un gruppo di militari uccide Mujibur Rahman e tutta la famiglia. Trovandosi all’estero per studi, scampano soltanto le figlie Rehana e Hasina, ma per tentare di ammazzare anche quest’ultima, finora sono stati organizzati almeno tre grossi attentati con decine di morti.
Seguono mesi torbidi, di colpi e controcolpi. Alla fine del ’71 quattro esponenti di spicco del precedente governo vengono uccisi in carcere, a sangue freddo.
Febbraio 2009: in un ammutinamento nella caserma delle Guardie di Frontiera vengono uccise 73 persone, una cinquantina di alti ufficiali e alcuni loro familiari. Non sono chiari i motivi.
19 Novembre 2009: a 34 anni di distanza dal fatto, si attende la sentenza al processo contro gli assassini di Mujibur Rahman.
Seguirà il processo contro gli assassini dei quattro politici prigionieri, sempre nel 1971.
Poi i processi contro 1.500 Guardie di Frontiera accusate di aver preso parte all’ammutinamento.
Infine i processi contro i criminali di guerra del ’71. Un processo che sarà enorme e complesso, perché il numero degli accusati sta aumentando a seguito di sempre nuove denunce.
Nel Paese ci sono tensione e preoccupazione.
Bethany Ashram
Nel 1971, il caos della guerra d’indipendenza costringe Dora a lasciare il noviziato della congregazione in cui voleva entrare. Attende sperando di ritornare, ma arrivata la pace s’accorge che qualcosa in lei è cambiato. Decide di camminare da sola. Con grande tenacia, sempre nell’ombra, collabora alle traduzioni in bengalese dei documenti del Vaticano II, poi del Catechismo della Chiesa Cattolica, e sotto la propria responsabilità pubblica una traduzione del Breviario delle ore liturgiche, che ora sta rivedendo e ampliando, per una nuova edizione. Vive in un angolo del giardino di una grande scuola cattolica, alcune casette semplicissime dove ospita chi vuole pregare da solo o in gruppo. Silenzio non se ne trova molto (richiami dalle moschee vicine, traffico, giochi degli studenti, corvi…), però Dora riesce a mantenere un clima di pace e di raccoglimento. Gira nelle parrocchie per sostenere i gruppi del Movimento carismatico, visita le famiglie con ammalati, la chiamano per conferenze e ritiri. Ma soprattutto dedica ore e ore ad ascoltare. Mentre i suoi capelli diventano grigi, cresce il numero di coppie in crisi, giovani in ricerca, religiose in difficoltà… che si confidano con questa donnetta in sari, dimessa, e ascoltano la sua voce bassa, quasi un sussurro, che comunica la sua vita vissuta in Cristo e guidata dallo Spirito.
Fame
Andando di buon passo verso il centro commerciale, sorpasso un uomo, che poco dopo mi chiama sommessamente: “Padre!”. Mi volto. È giovane, non lo conosco. “Padre, voglio parlarti”. “Che c’è? M’incontri per caso, non mi conosci; se sai che sono un prete e vuoi parlarmi, perché non sei andato alla chiesa?”. Mi affianca: “Voglio entrare nella tua religione”. “E perché?”. “Nella mia tutto va storto, patisco troppo”. “Ma come patisci, per il digiuno? Che cosa non va nella tua religione?”. “Sono povero, non ce la faccio a tirare avanti con la famiglia, i genitori a mio carico…”. “Pensi che ti paghiamo per diventare cristiano?”. “Sì, lo spero”. “Sei pronto a vendere la tua religione in cambio di soldi?.” “Quando si ha fame…”.
BRRI dhan – 33; BINA dhan – 7
Tempo fa una scheggia informava che i ricercatori hanno selezionato due nuove qualità di riso nella speranza di risolvere il grave problema del ‘monga’. E’ un termine che indica un periodo dell’anno (settembre-dicembre) in cui alcune regioni del nord Bengala sono regolarmente afflitte da grave carenza di cibo. Effettuato l’ultimo raccolto e terminate le scorte familiari di riso, i braccianti e piccoli proprietari non hanno lavoro nei campi fino al mese di dicembre, e per sfuggire alla fame sciamano in tutti gli angoli del Bangladesh alla ricerca di lavoro.
Quest’anno le nuove qualità di riso, chiamate BRRI dhan – 33; BINA dhan – 7, sono state seminate in vaste aree, e dopo soli 115 giorni ora si sta falciando un raccolto ottimo, che tiene occupati migliaia di braccianti e sfama centinaia di migliaia di persone. Questo raccolto permette di passare poi alla semina del normale tipo di riso stagionale.
La ricerca sembra aver fatto centro!
Botte
Il 36% delle donne bengalesi ritiene giusto che un marito prenda a botte la consorte per uno dei seguenti motivi: disobbedienza ai suoceri (24%), rispostacce al marito (22%), uscire senza permesso (18%), trascurare i figli (16%), rifiutare rapporti sessuali (9%). Gli uomini rispondono in modo simile, con percentuali simili, dando la precedenza, fra le ragioni per un pestaggio, al discutere con loro (25%), mentre solo il 4% ammette quella del rifiuto del rapporto. – Di fatto, il 53% delle donne avrebbe subito qualche forma di violenza fisica o sessuale, e il 13% entrambe.
Così i giornali hanno informato sui risultati di un’inchiesta governativa a livello nazionale.
La lettura potrebbe essere capovolta: il 64% delle donne e degli uomini del Bangladesh ritengono che un marito non sia autorizzato a picchiare la moglie in alcun caso; il 47% delle donne non ha mai subito alcuna forma di violenza. Il 53% degli uomini ha esercitato qualche forma di violenza sulla moglie.
Edilizia
Una recente trovata dell’edilizia popolare consiste nel costruire, per i baraccati e poveri in genere, case di una sola stanza, tutte in lamiera: tetto e quattro pareti, più porta – in lamiera. Finestre? Cucina? Servizi? Non ci sono. No, nemmeno le finestre. Un cubo di ferro in cui vive tutta la famiglia.
Immaginate il caldo? No, non lo immaginate.
Copyright
Nord, Sud, Est, Ovest; Nord-est, Nord-ovest; Sud-est, Sud-ovest; Nord-Sud, Est-Ovest… esaurito lo spunto geografico per dare un nome alle Università e College privati che spuntano da ogni parte in Dhaka, esauriti gli eroi dell’indipendenza, i poeti, i filantropi, qualcuno ha cercato un altro filone: le scuole cattoliche hanno buona fama, si può puntare sul nome di un santo o di una santa, anche se fondatore, staff e studenti sono rigorosamente non cristiani. Bro. Jacques mi ha detto che in Dhaka vecchia qualche anno fa ha visto l’insegna di una “Holy Trinity Muslim School”.
Proporre al Vaticano di far approvare un “copyright” sui santi?
Angeli
Nel Seminario in cui vivo, ogni domenica alle 18 si celebra in inglese e la grande cappella si riempie di fedeli di ogni razza, colore e tradizione. Di solito presiede il Segretario della non lontana Nunziatura vaticana. Da poco è arrivato un esuberante keniano, le cui omelie tutti seguono con grande attenzione e numerose risate. “Siamo nell’anno sacerdotale, vi racconto la mia vocazione. Vivevo in un villaggio molto lontano dalla missione, il prete veniva a celebrare, sotto un grande albero, solo a Natale, Pasqua, 15 di agosto.
Quando compio 10 anni, la mamma decide che è ora di mostrarmi una vera chiesa e una Messa in tutta regola. Partiamo nella notte, camminiamo a lungo, ma arriviamo che la chiesa è già piena, bisogna restare in fondo. Canti bellissimi, clima festoso, abiti variopinti, tutto bello, ma io non vedo altro che la parte posteriore dei fedeli. La mamma mi tiene rigorosamente sotto controllo, al suo fianco, con proibizione assoluta di intrufolarmi avanti. A un certo punto… tutti s’inchinano, e io intravedo due mani che tengono l’ostia sollevata mentre un suono argentino di campanelli colma il silenzio devoto. Folgorazione mistica! “Quando quell’uomo tiene Gesù in mano – penso – gli angeli suonano i campanelli. Voglio essere anch’io come lui.” Ed eccomi qua!”.