Al malato si portano fiori, biscotti, frutta… ma cucinare per lui qualcosa con le proprie mani è il massimo segno di affetto. “Stai male perché mangi male. Prendi questo che fa bene, senza spezie, preparato apposta…” Non prendere, almeno un poco, più che offendere significa dare un dolore grande, un segno che non ci si fida, che si pensa l’altro incapace di fare qualcosa per te, che si preferisce il cibo di persone più intime, o magari che si è così asceticamente santi da rinunciare alla leccornia portata per mangiare invece il cibo dell’ospedale, da tutti unanimemente ritenuto una schifezza… Si prende. E la gioia di chi dona ripaga ampiamente il disagio di un piatto di noodles all’ora del tè, del terzo petto di pollo della giornata, o di due minestre consecutive per la stessa cena…
Archivio mensile:Marzo 2010
Cellulari
Febbraio 2010. Un altro rappresentante dell’Organismo Vaticano per le Comunicazioni sociali visita il Bangladesh, e tiene alcune conferenze, molto apprezzate. Parlando ai seminaristi, sottolinea il rapidissimo diffondersi dei moderni mezzi di comunicazione: internet, cellulari… “Pochi anni fa nessuno l’aveva, oggi… c’è qualcuno fra voi che ancora non ha il cellulare?” Silenzio imbarazzato. Il cellulare è severamente proibito anche ai seminaristi dell’ultimo anno, e recentemente sono stati effettuati alcuni “sequestri”. Chi non l’ha, si sente fuori tempo e fuori moda, e chi l’ha tace, perché il rettore non venga a saperlo.
Ci risiamo
Il governo di Sheikh Hasina mesi fa ha deciso di dare il via all’applicazione del trattato di pace siglato dal suo precedente governo prima del 2000 fra il governo e i ribelli del Chittagong Hill Tracts, la zona a sud che era prevalentemente tribale. Si procede molto, molto lentamente, ma anche così chi ha il piano di bengalesizzare il territorio si preoccupa, e passa all’azione. Tre giorni fa in un remoto villaggio del distretto di Rangamatia s’è ripetuto lo schema abituale che permette ai Bengalesi “settlers” (cioè insediatisi) di fare un passo avanti. Si organizzano, assaltano un gruppo di villaggi cacciandone gli abitanti e bruciando le case; l’esercito interviene e riporta l’ordine, ordinando a tutti di non muoversi dalle posizioni occupate finché non sia fatta chiarezza su chi ha torto e chi ha ragione. Significa che i Tribali non possono tornare sulle loro terre finché un tribunale non si sia pronunciato, magari 5 anni dopo, o magari a favore dei settlers. Dopo che un militare è rimasto ferito, gli altri hanno sparato indiscriminatamente sui Tribali: due i morti riconosciuti, fra cui una donna, ma le fonti tribali parlano di trenta, una cinquantina i feriti anche gravi. Un elicottero è andato a prelevare il soldato per portarlo in ospedale; gli altri feriti sono stati portati via a spalla da parenti e vicini di casa e ancora non hanno trovato un posto dove essere curati.
Intanto, alcune associazioni di settlers organizzano manifestazioni di protesta contro i soprusi del Tribali…
Viste dal caldo
Giornalista, opinionista, commentatore politico e sociale, tuttologo, Fakhruddin Ahmed ha lo stesso nome dell’ex primo ministro del governo speciale – ma non è lui. Sul Daily Star del 22 febbraio 2010 vivacemente si chiede: chi partecipa alle Olimpiadi Invernali? Quelli del Nord: Norvegia, Svezia, Germania, Canada e compagnia bella non solo hanno un sacco di soldi, ma pure il freddo necessario a divertirsi sulla neve. Ma potrà mai un Bengalese, un Ciadiano, un Cambogiano, un Congolese prepararsi e partecipare? Neve e soldi vanno insieme, e i ricchi hanno imposto ai giochi sulla neve il titolo di “Olimpiadi”, che invece dovrebbero essere universali. Continuino pure a scivolare sui ridicolissimi slittini, ma non usurpino un nome che dev’essere per tutti!
21 febbraio
A Dhaka, e in tutte le città del Paese, la sera centinaia di migliaia di persone, soprattutto giovani, convergono – a piedi nudi – al Shahid Minar, il principale monumento ai martiri. A mezzanotte in punto, quando scatta l’inizio della giornata che nel 1952 vide morire i primi martiri in difesa della lingua bengalese, depongono corone di fiori, cantano, esprimono il loro amore per la cultura bengalese.
Randagi
Tempo fa una “Scheggia” segnalava l’approvazione di una legge che proibisce la mendicità in Bangladesh, chiedendosi (senza trovare risposta) che cosa mai avesse spinto il parlamento a prendere un provvedimento che tutti sanno essere assolutamente impraticabile. Lo scetticismo della “Scheggia” era ingiustificato. Dopo molti mesi in cui nulla è cambiato, ora si passa ai fatti: ogni tanto un camion della polizia parte e raccatta i mendicanti di una strada o di un quartiere, fino a esaurimento (dei posti sul camion). Li porta in periferia, li fa scendere tutti, e se ne va…