Mimanscia è la traslitterazione, imprecisa, di una parola bengalese che potremmo tradurre “compromesso”, “accordo”, “pacificazione”… Ogni conflitto, divisione, disaccordo, separazione anche fra coniugi deve prima o poi, con l’aiuto delle autorità e della gente comune del villaggio, raggiungere una “mimanscia”. Per arrivarci, bisogna stabilire chi ha torto e chi ha ragione, e possibilmente rimettere a posto le cose rimediando all’ingiustizia. Però non è mai bene infierire su una parte, anche se colpevole. In un modo o nell’altro bisogna che anche il perdente si consoli, abbia la sua parte di dignità salvata – almeno formalmente o simbolicamente.
A noi occidentali, abituati a cercare la “giustizia” in assoluto, spesso la mimanscia dà fastidio, ci sembra in qualche modo un’ingiustizia forse peggiore. Ma esiste un caso in cui giustizia piena possa essere fatta? E’ forse sbagliato dare importanza ad una rappacificazione anche un poco rappezzata – e a scapito, a volte, di una impossibile giustizia piena?