La crescita della popolazione in Bangladesh ha rallentato, ma è ancora alta. I condom sono disponibili in ogni angolo della strada, i contraccettivi chirurgici sono praticati gratuitamente o addirittura pagati, spesso i legamenti delle tube sono effettuati anche senza dirlo all’interessata, approfittando di un parto, o di un’appendicite; gli aborti sono facili. “Ma insomma – commenta impaziente un visitatore – almeno quelli che studiano non possono acquisire un po’ di coscienza demografica? Che senso ha desiderare tre figli in un paese come questo?”
Chi sopravvive pedalando sul riksciò si chiede pure: “Se non ho figli, chi mi permetterà di non morire subito quando, a 45 anni di età, non potrò più pedalare?” E anche chi ha studiato, ha il lavoro in città, una mentalità evoluta, la capacità di capire che, al di là dell’aspetto affettivo, bisogna porsi il problema di come allevare decentemente i bambini, mandarli a scuola, e tutto il resto… si fa la stessa domanda: “5.000 taka al mese di stipendio, 3.000 per l’alloggio, se m’ammalo mi licenziano e devo curarmi con i miei soldi, quando rendo un poco meno mi dicono che posso “andare a riposare” ma la pensione non c’è…”
Che dire poi se siamo piccole minoranze tribali o religiose? “I bengalesi fanno un sacco di figli, e noi che siamo quattro gatti dovremmo scomparire per far posto a loro?”