Nei bei tempi andati si stracaricava la sposa di gioielli, belletti, veli ricamati, sari, broccati, pendagli, cavigliere e quant’altro – per poi trasportarla alle nozze su una portantina. La portantina è quasi scomparsa, ma tutto il resto rimane, ingoffito dalla mentalità consumista che avanza, e reso possibile anche ai poveri grazie al sistema dell’affitto degli abiti e di chili di chincaglierie. I “Beauty Parlor” sono sempre più diffusi, anche in piccole cittadine, e vanno da minuscoli antri con uno specchio rotto, un seggiolino zoppo, vari barattoli di creme e una volonterosa matrona che le spalma senza risparmio sulla fanciulla, a vere e proprie cliniche della bellezza, con massaggi, bagni, lampade e chissà che altro, spesso agli ordini di una intraprendente Filippina.
Qualche “Beauty Parlor” sta lanciando con successo anche la sezione per uomini – rigorosamente separata.
Compaiono pure insegne pubblicitarie con foto (più spesso disegni, o meglio caricature) di omaccioni seminudi mostruosamente carichi di incredibili fasci di muscoli, luccicanti di olio. Sono le palestre di “Body building”, che affascinano giovanotti complessati. Qualcuna ha pure la sezione per donne – rigorosamente separata.