Sono tutti preoccupati per il crescere del fondamentalismo militante, specialmente nel sud-ovest e nel nord. Appena salito al potere cinque anni fa, il governo di Hasina (Awami League) aveva iniziato a usare i metodi forti per contrastarlo, e a muovere i servizi segreti. Continua tuttora, con un certo successo. Ma qualcuno, compreso il capo del RAB (Rapid Action Battalion), il corpo di polizia che ha mano libera per intervenire ovunque e come vuole, aveva avvisato che la forza non basta, bisogna contrastare le idee che si diffondono. Il governo nomina allora il “Comitato di resistenza e prevenzione alla militanza”, che decide una serie di provvedimenti di sensibilizzazione: documentari e brevi film da proiettare nelle scuole e alle TV, pubblicità varie, lezioni e dibattiti nelle università, formazione degli insegnanti, e istituzione di cellule operative nei villaggi, formate dal corpo paramilitare degli Ansar (350.000 membri, distribuiti anche in zone remotissime) con gruppi di difesa locali…
Il Comitato, che doveva radunarsi una volta al mese, cioè 144 volte in cinque anni, s’è riunito 16 volte, mettendo a verbale sempre le stesse proposte mai attuate.
La “Islamic Foundation”, istituzione controllata dal governo, che ha il compito di difendere e diffondere l’Islam, ha cercato di influire sulle 260.000 moschee che si trovano in Bangladesh, esortando e preparando i 300.000 imam che vi guidano le preghiere e tengono i sermoni, a parlare contro l’attivismo radicale e violento. Poche migliaia hanno aderito, gli altri si sono rifiutati.
Un quotidiano commenta che il Comitato s’è trovato con le gomme sgonfie subito dopo la partenza; il “Ministro di Stato” che lo presiedeva dice che la campagna ha avuto pieno successo.