Dubbi

L’aiuto economico a persone o famiglie, è veramente un aiuto?
Sì, quando si tratta di urgenze per situazioni eccezionali: malattia, ciclone, licenziamento. Devi solo prepararti a sopportare l’invidia degli altri, e i loro tentativi di prendere qualcosa anche se non hanno proprio nessuna situazione eccezionale.
E quando ti propongono un prestito per avviare un’attività che risolva i loro problemi?
Il sogno di tutti è un “cha dokan“, negozietto per servire il the: si avvia con pochissimo, non costa fatica, permette di chiacchierare con un sacco di gente. Ma può trattarsi anche di un riksciò (per uomini), una macchina per cucire (per donne), una motozappa, un triciclo elettrico, una somma per comprare sari e lunghi da rivendere…
Se dai il prestito, dopo poco tempo ti diranno che occorrono altri soldi, perché la concorrenza ha costretto a chiudere il cha dokan, il riksciò è stato rubato, se non compra gli occhiali non riesce a usare la macchina per cucire, il motore della motozappa s’è bruciato (non avevo i soldi per comprare l’olio!), bisogna cambiare la batteria del triciclo, le donne non vestono più i sari e gli uomini non usano più i lunghi... Perdi i soldi e guasti il rapporto.
Se fai un regalo, dopo poco tempo ti diranno che occorrono altri soldi, perché la concorrenza ha costretto a chiudere il cha dokan, il riksciò è stato rubato, se non compra gli occhiali non riesce a usare la macchina per cucire, il motore della motozappa s’è bruciato (non avevo i soldi per comprare l’olio!), bisogna cambiare la batteria del triciclo, le donne non vestono più i sari e gli uomini non usano più i lunghi...Perdi i soldi, ma il rapporto resta buono.
In entrambi i casi, ti sei assicurato a vita uno (o una) che ritiene di aver diritto a essere aiutato/a sempre e comunque, perché sei il suo “baba“.
Ma decidere di dire “no” è un tormento, tutte le spiegazioni che tenti di dare sono inutili, e ti rimarrà sempre la domanda: “Ho fatto bene?”

1 pensiero su “Dubbi

  1. Caro padre Franco,

    che bella scheggia!
    E come ti capisco!

    Penso che aiutare le persone a rendersi indipendenti sia una delle sfide educative più ardue, anche a causa delle “cicatrici spirituali” che ognuno si porta dentro (incluso l’ “educatore”).

    Bisognerebbe essere così poveri da poter dire, come Pietro: “Non ho nulla da darti… se non Gesù!”.

    Comunque, non sempre facciamo il vero bene delle persone dando loro ciò che chiedono (addirittura, si dice che, quando Dio vuole punirci, esaudisce i nostri desideri).

    Invece, facciamo sempre il vero bene delle persone quando preghiamo per loro… e nella preghiera, lo Spirito ci insegna anche come agire, se Gli diamo il tempo (nell’Adorazione) e lo spazio (nel nostro cuore) per guidarci.

    Ti abbraccio e ti ricordo nella preghiera,
    Mario

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