La politica, qui, non va per il sottile: se non hai la tua banda di picchiatori stai tranquillo che non vai lontano. E i picchiatori, zelanti, sono sempre alla ricerca di metodi efficaci per far capire e accettare le loro ragioni. La sezione giovanile del partito islamico Jamaat, ad esempio, trova persuasivo il metodo di tagliare i tendini dei piedi o delle braccia ai giovani del partito arcinemico, Awami League. I giovani ne hanno sofferto, ovviamente, ma hanno imparato: si sono messi a usare lo stesso metodo, perfezionandolo. Ora non è infrequente sentire che, nella lotta per appalti e controlli di aree universitarie che devasta l’Awami League al suo interno, due diverse fazioni dello stesso partito vadano oltre il taglio dei tendini, e trovino più efficace l’amputazione totale: un piede, una mano o due, una gamba…
Archivio mensile:Luglio 2014
Kalpara
Domenica prossima leggeremo nel Vangelo lo sconcertante sfogo/preghiera di Gesù, che ringrazia il Padre perché ha rivelato il Vangelo ai piccoli, e lo ha nascosto ai sapienti e agli intelligenti; e continua: “Venite a me, voi che siete stanchi…”. Per tutta la settimana mi sono chiesto come commentarlo, come ritrovarlo o collocarlo nella vita delle persone con cui avrei celebrato la Messa. Sabato, il parroco P. Gianni mi chiede di andare a celebrare a Kalpara: “Non ci sei mai stato ma non è lontano, e si raggiunge facilmente”. Infatti. M’accompagnano due ragazze dell’ostello, su stradette fangose, in un’area periferica ancora ariosa e silenziosa, nella prima mattinata. Ad una svolta si fermano a guardarmi e sorridono, mentre subito dopo di loro arrivo e alzo lo sguardo sulla chiesetta. “Ti piace?”. Sì è bella, un edificio semplicissimo, ma gradevole, una sorpresa inaspettata dopo tante casette anonime, cortili disordinati, piccoli magazzini, qualche campo…
Pian piano, la gente arriva. Mi spiegano che ci sono 31 famiglie Orao, di cui 19 cattoliche, sparpagliate nell’area. Lavoratori a giornata, alcuni mantengono moglie e figli tirando il riksciò, o con altri lavori da poveri e poverissimi. Molti ancora analfabeti, si sforzano di mandare i figli a scuola, e di vivere nelle loro tradizioni e cultura anche lontani dai villaggi d’origine e sommersi dall’immensa maggioranza bengalese e musulmana. La domenica, in quella chiesetta, rendono visibile la chiesa che Cristo ha fondato, raccontano con la loro presenza del suo amore e della sua risurrezione. Come commentare il vangelo di oggi? Ho detto loro: Gesù, senza dubbio, parlava pensando proprio a voi…
Indizi
Alle due di notte del 7 luglio, una quindicina di uomini fa irruzione nella casa parrocchiale di Boldipukur (diocesi di Dinajpur), sfondando la porta e bloccando il vice parroco p. Anselmo. Mettono a soqquadro la camera, chiedendo con insistenza dove sono i soldi, portano via computer, calice, il poco contante che c’è…
Contemporaneamente, altri immobilizzano e legano due guardie notturne, uccidono uno dei cani, sfondano la porta dell’edificio del dispensario medico entrando nella stanza dove dormono alcune donne addette alla portineria e le picchiano duramente perché dicano dove si trovano le suore. La più anziana, con problemi motori, è lasciata a terra svenuta e sanguinante.
La suora che dorme al piano di sopra sente le urla, accorre, e i banditi la inseguono fino nella sua stanza, dove picchiano anche lei buttando per aria tutto. Poi passano alla casa delle suore sfondando, devastando stanza per stanza, frugando, picchiando, insultando. Sono una quarantina, quasi tutti giovani, armati di coltellacci da macellaio, indossano solo il lunghi, sembrano organizzati e sicuri di sé. Solo dopo un’ora e mezza l’arrivo della polizia li mette in fuga, senza che nessuno venga arrestato.
Sono arrivato sul posto poche ore dopo, pensando a uno dei tanti comuni episodi di banditismo che succedono in abbondanza in Bangladesh, anche perché la missione si trova in una zona nota per assalti, conflitti e ruberie – che s’intensificano nel periodo del Ramadan, forse perché qualcuno vuol celebrare meglio la festa conclusiva…
Fondata dal PIME fra popolazioni prevalentemente di etnia Orao, Boldipukur è parrocchia dal 1951, e ora vi operano due preti diocesani e otto suore Missionarie dell’Immacolata-PIME: una indiana e sette bangladeshi. Non è nuova, purtroppo, a momenti difficili e turbolenze, perché i rapporti con una parte della popolazione locale, bengalese e musulmana, sono tesi per questioni di terre, create a alimentate da un signorotto arricchitosi con gli aiuti che arrivavano dopo la guerra (1971).
Tuttavia, l’assalto di cui è stata oggetto nella notte fra il 6 e il 7 luglio non sembra proprio “normale”: per il numero degli assalitori, lo stile, l’organizzazione.
Specialmente il comportamento con le suore è un indizio preoccupante. Finora, in Bangladesh, le suore sono state rispettate da tutti, anche da chi sa solo che vestono una divisa, sono cristiane, si dedicano a scuole e ospedali, e sono… le mogli dei preti. Ma perché questa volta, mentre il vice parroco l’ha passata relativamente liscia, loro sono state picchiate e minacciate di morte? Si tratta di un segnale perché – oltre che nel frequentatissimo dispensario – operano nella scuola, e uno dei motivi di tensioni è il terreno adiacente alla scuola? O questo fa parte di un imbarbarimento che sembra stia avvenendo nella società bengalese? Oppure ancora si vuol far capire che non c’è posto per le minoranze tribali, cristiane o no che siano?
“Aiutateci: ci sentiamo proprio soli…!” ha detto un anziano catechista al vescovo che ripartiva dopo la lunga visita piena di sfoghi, riflessioni, domande rimaste senza risposte.
Sostegno
Il “Sostegno a distanza” (così dette “adozioni”), se offerto all’interno di un progetto chiaro e preciso, aiuta con regolarità scuole e ostelli,
indipendentemente da chi ne è responsabile, missionario o locale, italiano o africano. Speriamo che sia un mezzo efficace a prevenire un rischio che per noi
si sta avvicinando, e che è diventato realtà tantissime volte nella storia della Chiesa: che una scuola, o una struttura sanitaria, fondata per i poveri, diventi
gradualmente una scuola o una clinica per elite benestanti. Per arrivare alla “autosufficienza” che molte Organizzazioni non Governative pretendono, bisogna
accogliere gente che può pagare; ma se si accolgono i poveri, i soldi da loro non arrivano, e bisogna provvedere diversamente.