Dopo 7 anni di pausa, torno per un breve corso di teologia ai seminaristi dell’anno di spiritualità: sono 47, provenienti da tutte le 16 diocesi del Myanmar. Nel frattempo i media ci hanno parcamente informato che il regime militare ha allentato un po’ i freni, ci sono state elezioni per un parlamento dove la maggioranza dei membri non viene eletta, si profilano prudenti cambiamenti verso maggiore libertà, rispetto per le minoranze politiche e etniche. Alcune aree di guerriglia sono state pacificate. Aung San Su Kyi, liberata da anni di custodia domiciliare, gira e fa politica, ma non partecipa alle elezioni presidenziali perché una clausola impone che non solo i candidati, ma tutta la famiglia siano cittadini birmani. Guarda caso, il defunto marito di lei era inglese. Sembra che sia amata, ma non idolatrata: se non diventa presidente, pazienza, ora la porta è aperta per scegliere qualcuno che faccia bene.