Faro

L’Unione Europea sta finanziando un progetto di sostegno alle scuole elementari in Bangladesh, attraverso organizzazioni locali, fra cui la Caritas. Si chiama “Lighthouse”, in bengalese “aloghor”, in italiano “faro” – della conoscenza, presumo…
Sguinzagliati fra scuole e scuolette, gli incaricati Caritas hanno anche il compito di provvedere ai bambini che a scuola non ci possono andare. Infatti, nei primi due anni del progetto quinquennale, ne trovano parecchi con problemi fisici o mentali. Per aiutarli devono appoggiarsi a opere già esistenti, che però sono pochissime o non affidabili. Così – nonostante le perplessità di qualche funzionario europeo che, mi dicono, avrebbe fatto volentieri a meno di rivolgersi a opere della Chiesa Cattolica – approdano anche alla diocesi di Dinajpur e ne sistemano alcuni. Poi, a Rajshahi, si fanno vivi con il nostro Snehanir (Casa della tenerezza), per la sua esperienza decennale e la sua bella comunità mista di ragazzi e ragazze, normodotati e con handicap, affidata alle suore locali Shanti Rani. Ci fanno abbondanti complimenti, promettono sostegno economico e organizzativo, e ci convincono (non ci voleva molto…) ad accettare venti bambini e bambine non vedenti o non udenti. Nel prossimo gennaio si aggiungeranno agli altri 28 ragazzi già in comunità che, ne sono sicuro, daranno ancora una volta prova del loro grandissimo spirito di accoglienza e aiuto reciproco. Intanto, nuove maestre e assistenti – tutte prese dal nostro “giro” – si stanno preparando con il braille e con il linguaggio dei gesti.
Venti bambini sono pochissimi, ma per ciascuno di loro sono proprio contento.