Nei villaggi aborigeni, quarant’anni fa non trovavi qualcuno che sapesse leggere correntemente, e per celebrare la Messa il prete doveva arrangiarsi a fare tutto lui, anche le letture. Oggi trovi persone istruite, anche universitari, pronti a collaborare e aiutare, e non solo per leggere. Trovi chi sta a testa alta davanti ai musulmani, andando tranquillamente al bazar per prendersi un te e sedersi a chiacchierare. Trovi professionisti capaci e autorevoli, convinti e consapevoli della propria cultura. Certo, gli aborigeni non sono più sottomessi e obbedienti come erano una volta a missionari e preti, qualche volta diventano opportunisti, arroganti. Ma sottolineare solo questo è un errore. Noi non siamo più “tutto” per loro, la nostra autorità si è affievolita, bisogna alzarsi dalla poltrona e mettersi alla pari. Sono i segni della liberazione che avviene gradualmente, del lievito del Regno. E’ lo Spirito che lavora facendo crescere. E qui troviamo la gioia del Vangelo, di essere missionari, quella gioia che – se siamo attenti – non manca mai!
P. Emilio, in Bangladesh con Santal e Orao dal 1975, in una riflessione condivisa durante la celebrazione eucaristica.