Il 18 novembre è stata confermata, ed eseguita per impiccagione pochi giorni dopo, la condanna a morte di altri due “criminali di guerra”, per fatti accaduti nel 1971. Erano stati oppositori all’indipendenza del Bangladesh, ma – tornati dopo un breve esilio – avevano ricoperto ruoli importanti nel partito islamico Jamaat, o in quello nazionalista BNP, e anche nel governo. La condanna potrebbe essere una con-causa delle azioni terroristiche eseguite in varie parti del Paese contro stranieri, cristiani, hindu e templi, simboli del sostegno all’indipendenza, considerata un rifiuto dell’islam nel cui nome Pakistan Occidentale e Orientale avevano formato un’unica nazione. S’è fatto sentire anche il governo del Pakistan, prima esprimendo preoccupazione per le condanne, e poi negando che ci siano stati nel ’71 repressioni e stragi. A sentir loro, addolorato per l’ingratitudine dei loro fratelli Bengalesi che volevano separarsi, l’esercito pakistano per tutto quell’anno protesse la gente dai comportamenti banditeschi di alcuni fuorviati, distribuì caramelle, sostenne i poveri, protesse la castità delle ragazze; usando parole dolci e lacrime fece del suo meglio per tenere il Pakistan unito con vincoli di sincera fraternità, caparbiamente respinto dai “banditi” che volevano separarsi mettendo in pericolo l’Islam…
Furibonda la reazione del Bangladesh, a livello diplomatico, e di “società civile”. Stampa e TV sono inondati di testimonianze, rievocazioni, fotografie che ricordano le atrocità commesse, la strategia volta ad annientare la classe colta del Bengala, per tenere unito – e sottomesso – un popolo di poveracci analfabeti. Culmine della reazione, il 14 dicembre, “Giornata degli intellettuali martiri”, data in cui l’esercito diede la caccia casa per casa a professionisti, intellettuali, insegnanti, scienziati, artisti, massacrandoli indiscriminatamente: un’inutile, crudele vendetta due giorni prima di firmare la resa incondizionata all’esercito indiano (16 dicembre 1971). L’Università di Dhaka ha sospeso ogni rapporto accademico con tutte le università pakistane, finché non venga riconosciuta la verità storica delle stragi.