“Stellare” – scrive un quotidiano – la crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL) del Bangladesh, che negli ultimi 10 anni si è mantenuta sul 6% annuo, mentre il Fondo Monetario Internazionale prevede salirà al 7%. Il reddito medio per abitante è ora di 1.314 dollari all’anno (nel 2005 era di 476 dollari), e colloca il Paese fra le 5 nazioni a più rapida crescita nel mondo, nella categoria non più a reddito basso, ma “medio basso”. La produzione di cibo è triplicata dal 1980. Secondo un’inchiesta Gallup, i Bengalesi sono il popolo più ottimista a proposito della propria crescita economica nel 2016.
Archivio mensile:Marzo 2016
Preghiera
Un entusiasta pastore metodista che officia a Mirpur (Dhaka), invitato a parlare sulla preghiera, ha raccontato la sua esperienza recente. Poco prima di Natale gli arriva un SMS: “Vuoi che ai tuoi funerali provveda la tua famiglia, o ci pensiamo noi? Fra 5 giorni di ammazziamo”. Paura, preghiera, richiesta di preghiere ad amici e altri pastori. Il giorno dopo, stesso messaggio: fra 4 giorni ti ammazziamo. La faccenda si fa seria, e un gruppo di cristiani organizza una 72 ore di digiuno e preghiera. Intanto continua il conto alla rovescia: “tre, poi due, poi un giorno e ti ammazziamo…” Lui continua a chiedere l’aiuto di altri oranti, a condividere, a sperare. La vigilia di Natale termina il digiuno, e i giornali informano che la polizia ha scoperto a Mirpur, vicino alla chiesa metodista, un “covo” di fondamentalisti forniti di molte armi, che stavano organizzando assalti a 4 chiese del quartiere.
Tenacia
Quando m’ha detto il suo nome, ho pensato che mi prendesse in giro, perché mi è sembrato un acronimo (qui li usano moltissimo). “Estiar”, mi ha detto, che in inglese sarebbe S.T.R. Cioè? Con un po’ di tira e molla, l’equivoco si è chiarito, si chiama proprio Astiar, nome che non avevo mai sentito, e appartiene alla popolazione Mandi, del nord est. “Che cosa desideri?” “Voglio fare il missionario con voi, da prete”. Lo guardo perplesso, gli faccio un rapido quadro delle terrificanti difficoltà della vita missionaria, e gli fisso un appuntamento, convinto che stia facendo il furbo: viene perché lo aiutiamo a studiare e poi se ne va.
Il mio dubbio è legittimo in genere, ma in questo caso proprio non ha fondamento. Il giovanotto ormai maturo mi spiega che ha completato gli studi al college, e fra tre mesi darà l’esame finale. Terminata la High School a 15 anni, il papà gli ha detto che aveva altri figli a cui provvedere e non poteva più pagargli gli studi. Non s’è scomposto, e ha risposto: “OK, ci penso io”. Ha detto che voleva entrare in seminario, ma il parroco gli ha risposto che per quell’anno era tardi. “OK, farò per conto mio”. Ha incominciato a fare il contrabbandiere di legname: tagliava legna da ardere al di là del confine indiano, portandola in Bangladesh. Poi ha coltivato un “suo” pezzo di foresta, ha lavorato nei campi a giornata e dopo due anni – senza mai frequentare – si è presentato agli esami “Intermedi” e li ha superati. Per il College, è venuto a Dhaka facendo i lavori più fantasiosi, e anche – per sei mesi – trasportando passeggeri sui riksciò. E’ un amico che lo ha indirizzato al PIME, e quando ho ripreso a parlargli delle difficoltà mi ha risposto che non gli fanno paura: si tratta solo di affrontarle una dopo l’altra, fidandosi di Dio. Ora è con noi, nella Comunità formativa che vive nella parrocchia in cui mi trovo, e se tutto va bene, fra qualche mese avrà pane per i suoi denti: lo studio della filosofia, insegnata in inglese, nel seminario nazionale.
Preoccupazione
Si riaccende la preoccupazione per l’aggressività del fondamentalismo islamico in Bangladesh, specialmente nella vasta regione chiamata Uttorbongo, nel nord ovest del paese. Negli ultimi mesi l’area è stata teatro di tre assalti armati a templi hindù, profanazioni di statue e simboli religiosi, tentato assassinio di un pastore protestante e di un missionario cattolico, e il 21 febbraio scorso dell’assassinio di un sacerdote hindu. L’uomo, che officiava in un tempio da lui stesso fondato ed era noto per la sua pietà e bontà, è stato accoltellato da sconosciuti mentre la mattina presto si recava al tempio per abluzioni e preghiere. Gli assalitori hanno poi sparato contro alcuni testimoni del fatto, ferendone uno, e hanno esploso bombe rudimentali per coprirsi la fuga, in motocicletta.
L’attentato è stato rivendicato da una fonte che si definisce dell’ISIS, ma la cui autenticità non è sicura. Si brancola nel buio circa i motivi della scelta di quel particolare “bersaglio”, e anche per gli autori del delitto. La polizia ha arrestato tre uomini nella zona e li sta interrogando; uno di loro è membro di un gruppo fondamentalista fuori legge.
Le autorità hanno intensificato la vigilanza speciale – in opera già dal novembre scorso – sui luoghi dove vivono e operano missionari stranieri, in qualche caso obbligandoli a lasciare le loro stazioni isolate e a vivere insieme ad altri, in luoghi custoditi. Si fa notare però che in tutto il Bangladesh finora solo tre stranieri sono stati oggetto di attacchi o minacce, mentre per lo più si è trattato di bengalesi, hindu o cristiani.
Miracolo
Nel grandissimo quartiere di Mirpur (Dhaka), la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani è durata non 7, ma 11 giorni. Fatti i conti, ci si è accorti che nella zona ci sono ben 10 chiese di varie denominazioni, e volendo pregare insieme in ciascuna di esse, senza far torto a nessuno, si sono dovuti occupare 10 giorni, con un intervallo domenicale. Non c’erano grandi folle a questi incontri itineranti, svoltisi in chiese grandi, come quella cattolica e quella metodista, o piccole piccole, come quella dell’Esercito della Salvezza o delle “Assemblee di Dio”; però c’era un clima di gioiosa partecipazione, e qualcuno s’è fatto un punto d’onore nel non mancare a nessuno degli incontri di preghiera. Il Vescovo della Church of Bangladesh (confessione anglicana) ha detto che questo evento è un piccolo miracolo, e spera che contagi anche altri posti in Bangladesh.