Giochi

Sullo schienale di una si legge a fatica un nome semicancellato: “Peppino”, sull’altro è ancora ben visibile: “Gianna”. Le mamme chiacchierano sedute nella veranda della chiesa, e per tutta la mattina bambini in divisa scolastica, urlanti e raggianti passano i brevi intervalli di lezione alternandosi e litigando su queste robustissime altalene, piazzate in un minuscolo pezzo di terra polverosa circondato da palazzi incombenti, dentro il recinto della parrocchia di Mirpur. Ma il bello viene il pomeriggio, quando il guardiano apre il cancelletto e i bimbi della baraccopoli si avventano e fanno piazza pulita dei concorrenti, cacciandoli ora dalle altalene ora dallo scivolo. Sono loro – abituati alla lotta per sopravvivere – che vincono sempre, e ogni tanto ci tocca consolare i perdenti in lacrime. Le altalene sono state un indovinatissimo regalo di amici italiani, cui è seguito un altro – più recente – un “calcetto” o – come si diceva ai nostri tempi – “calciobalilla”. Assolutamente sconosciuto, ma imparato in fretta; da subito ha dominato la “hit parade” dei giochi. Purtroppo non abbiamo trovato altro posto dove metterlo che nel minuscolo pianerottolo che dà sulle scale e sul refettorio della comunità. Per godere di qualche intervallo di calma, sequestriamo le palline dalle 13 alle 15,  ma invano: hanno prima tentato di giocare con palline di carta, poi sono passati alle palline da ping pong, e infine hanno scoperto che puo’ andar bene una pallina da golf, anche se un po’ grossa. Ogni tanto, qualche mamma, rigorosamente coperta dal burka, s’avvicina esitante, sbirciando curiosa, e pare avrebbe una gran voglia di giocare. Finora nessuna s’è azzardata a farlo. Ma sull’altalena qualcuna ci va, e ci resta pure a lungo, mentre il figlio è in classe dove impara a leggere e scrivere…