Hariful Islam, oggi imprenditore agricolo, era ancora studente universitario quando, nel 2009, pensò di far qualcosa per i poveri, e con un gruppo di amici, autotassandosi, incominciò a offrire pasti gratuiti. Jahid, circa 10 anni, ne approfittava spesso: mangiava e se ne andava senza troppo ascoltare le loro raccomandazioni di comportarsi bene, lavarsi le mani e così via. Ma un giorno si accorsero che il ragazzino, dopo ogni pasto, passava accanto ad un piccolo albero fiorito e lo dissetava con un poco di acqua. Fu una sorprendente scoperta che ispirò gli organizzatori a farsi pagare… con una buona azione: io ti offro un pasto, e tu fai qualche cosa di buono. Non ci crederete, ma funzionava.
Il discorso è stato ripreso con maggiore impegno in tempo di pandemia. Il gruppo “Youth For Bangladesh” (YFB: Giovani per il Bangladesh), formatosi attraverso Facebook, che conta oltre 250 membri, ha iniziato a tassarsi con 10 taka al giorno per ciascuno, per aprire e gestire un “Hotel Bhalo Kaj”, “Ristorante Buona Azione”. Con un camioncino elettrico portano pasti preparati e impacchettati nella zona accanto alla Stazione Centrale di Dhaka, distribuendoli ogni mezzogiorno, dalla domenica al giovedì; il sabato si offre invece la cena, e il venerdì (giorno della preghiera comune) l’Hotel si suddivide per distribuire cibo accanto ad alcune moschee. Chiunque desidera un pasto si sente chiedere: “Oggi hai fatto una buona azione?” Basta dire “sì”, e il pranzo è offerto gratis. Nessuno può dire: “No, ma pago”. Se è “no”, vai a mangiare altrove. Non posso negare che mi viene qualche dubbio sulla sincerità di tutti i frequentatori dell’Hotel, ma gli organizzatori lo sanno bene, e pensano che comunque il messaggio è chiaro, e vale la pena di mandarlo anche se qualcuno non raccoglie.