Dopo cinque mesi in Italia, mi trovo di nuovo in Bangladesh. Devo rinnovare il “visa” che scade il 12 ottobre – così che, terminato il mio incarico biennale al seminario teologico del PIME a Monza – io possa ritornare senza problemi. Quanto tempo occorrerà per sistemare la faccenda?
“Visa”, è una parola inglese che significa “visto”, ma anche – fra i missionari in Bangladesh – grattacapi e incertezze. Si tratta, per la precisione, di “visa M”, cioè del permesso che il governo del Bangladesh concede a cittadini stranieri che vogliono stare in questo paese come M, cioè missionari. La motivazione è: a servizio dell’Arcivescovo di Dhaka, che assegna ufficialmente compiti e luoghi di residenza. Quanto dura? È la domanda che ci accompagna ogni volta che il visa scade, e va rinnovato, e rimane senza risposta. In quanto tempo lo danno? Altra incognita… Perché a volte si aspetta a molto a lungo? Per favore, basta con le domande cui non sappiamo rispondere…
Mi rendo conto che l’introduzione a questa scheggia è squallida, ma questo mio ritorno temporaneo richiede una spiegazione.
Dunque mi trovo a Dhaka, pronto ad aspettare fino al 20 ottobre – al massimo. Nel frattempo, cercherò di andare a Dinajpur per vedere il progetto Joyjoy che sembra andare bene, salutare le suore del Monastero delle Clarisse adoratrici, e tanti altri; poi verrà il turno di Rajshahi, per trascorrere qualche giorno con gli amici della comunità Snehonir, disabili e normodotati… pregusto canti, danze e sorrisi. Di là, il Centro Assistenza Ammalati è a due passi, e una visita non potrà mancare. Sono lontano da oltre 5 mesi, e tutto va avanti bene; vederlo con i miei occhi è un piacere. Niente visita ai Marma di Bandarban, in zona vietata agli stranieri: occorrerebbe troppo tempo per aver il permesso e c’è pure il rischio di non riceverlo. MongYeo con qualche ragazzo verrà a Dhaka e ci vedremo qui…
Arrivando dall’Italia assetata per mesi e ora preoccupata per le “bombe d’acqua”, trovo un Bangladesh che è stato afflitto dalle troppe piogge, comprese alluvioni prolungate nel nord-est (Sylhet) che, dopo quelli dovuti al Covid, hanno costretto ad altri rinvii degli esami di maturità.
Il caos del traffico di Dhaka sembra peggiorato, ma forse si tratta solo di una mia impressione dovuta alla lunga assenza; in compenso, aumenta la speranza che i giganteschi lavori in corso per la metropolitana sopraelevata arrivino presto al termine: a colpo d’occhio direi che si sono fatti progressi rilevanti, e si può sperare di vedere presto un miglioramento nella circolazione!!!
Segnalo comunque un ingorgo stradale insolito. Come avevo “profetizzato” (?!) in una scheggia tempo fa, il calcio femminile ha fatto centro. Le ragazze “under 18” (ufficialmente sotto i 18 anni di età) hanno battuto il Nepal nella finale del torneo del Sud Asia giocata a Katmandu, e sono state accolte da una gran folla all’aeroporto, da dove, sistemate su un pullman a due piani scoperto, hanno trionfalmente percorso in lungo e in largo la città applaudite da tantissimi come “eroine”. Momenti di gioia e fierezza… con un’ombra. Mentre sopra facevano festa, sotto qualcuno rovistava nei loro bagagli rubando in tutto oltre mille dollari alla bravissima portiera. Ma a consolarla è arrivata la notizia che la prima ministra Sheikh Hasina – viste le fotografie della baracca dove vive la sua famiglia – ha deciso di far costruire una casetta per loro.
Nella grande area che fa parte della parrocchia di Khewachala, avviata dal PIME nella diocesi di Dhaka, un gruppetto di famiglie che ho conosciuto anni fa hanno chiesto e ricevuto il battesimo. Erano povere, senza prospettive, e avevo anche tentato di aiutarle, con scarso successo. Ma recentemente il nuovo assistente della parrocchia (ora affidata alla diocesi), le ha ritenute pronte e ha soddisfatto la loro insistenza. Alcune famiglie sono state battezzate a Pasqua, altre sono in preparazione per il prossimo Natale. Benvenuti e benvenute: e poiché i piccoli nel Vangelo sono i primi, voi siete… in pole position!
Un po’ di politica: nel contesto dell’Assemblea Generale ONU, la delegazione del Bangladesh ha spiegato che le “così dette” sparizioni forzate di personaggi in qualche modo ostili al governo, non sono mai avvenute, che il governo continuerà come sempre con tolleranza zero nei riguardi di questi episodi, aggiungendo che gli Stati Uniti non hanno saputo motivare le sanzioni personali che mesi fa hanno imposto su alcuni alti ufficiali del “Battaglione di Pronto Intervento” spesso accusato di tali sparizioni.
Il 19 settembre, in uno scontro fra membri dell’opposizione e la polizia, ci sono stati oltre 50 feriti. Alcuni giorni prima, i feriti erano stati un po’ di più, con l’aggiunta di qualche morto, uno dei quali era comunque nella lista di accusati presentata ai tribunali.
Della guerra in Ucraina si parla poco, quasi nulla. Proprio come in Italia si parla poco delle numerose altre guerre che affliggono il mondo. Per tutti, i guai vicini a casa sono più rilevanti di quelli lontani… Una traccia però c’è: zona per zona, per due ore al giorno l’erogazione della corrente elettrica viene interrotta, per risparmiare sul consumo del gas, con relativi aumenti dei prezzi.
Notizie frammentarie informano che in Myanmar l’esercito sta cercando di stroncare i gruppi armati Rohingya, e lo fa con mano pesante. Qualche cannonata è arrivata anche sulla “terra di nessuno” fra lo stato Arakan, parte del Myanmar, e il sud del Bangladesh, dove gruppi di Rohingya si rifugiano. Se poi qualcuna ha oltrepassato anche il confine, per ora non viene detto. Il Bangladesh teme un’altra ondata di profughi, con relativo aumento dei problemi, che già non sono pochi. La tensione fra i due paesi è alta; probabilmente nessuno, per ora, ha interesse ad aumentarla.
Infine, sta per partire una spedizione mista di bengalesi e nepalesi, che intendono scalare una delle vette ancora inviolate dell’Himalaya. Come l’Italia, conquistando il K2, aveva fatto concorrenza alla Gran Bretagna che era arrivata sull’Everest, ora il Bangladesh si accinge a raccogliere un po’ di gloria con una “prima” himalayana che nessuno si aspetterebbe da un Paese quasi tutto in pianura, e privo di montagne che richiedano corde e picconi. Ma non del tutto privo di amanti della montagna!
p. Franco Cagnasso