Oggi le letture della Messa ci offrono le riflessioni di Paolo sulla gratuità della salvezza, che non viene dai nostri meriti, ma dall’amore di Dio in Cristo. Il vangelo è la durissima accusa di Gesù ai Farisei che si sono impadroniti delle le chiavi del regno, non lasciando entrare gli altri e senza entrarci loro. Paolo era un Fariseo, poi convertito, ma come veramente?
Mi viene in mente un orologio.
Rina è una ragazzetta sui 17 anni, che aiuto a studiare al liceo vivendo in un ostello, qui a Dhaka. Ho visitato la famiglia: mamma e papà malandati in salute lavorano a giornata, due sorelle cui non possono pagare gli studi, un fratellino in prima elementare. La casa è in canne di bambù, senza nemmeno l’idea di un mobile: per ricevermi si sono fatti prestare uno sgabello dai vicini.
Quattro giorni fa, alzando gli occhi verso il cancello ho visto Rina, lunga treccia nera e divisa scolastica un po’ infantile, che parlava con il guardiano. Credevo volesse incontrarmi, invece se n’è andata. Verso sera, il guardiano smonta e mi porta un pacchettino: “L’ha lasciato Rina”. Contiene un orologio nuovo, e due righe: “Ho visto che il tuo orologio non funziona bene, voglio avere la gioia di regalartene uno io”.
E’ certamente una patacca, imitazione bengalese di un modello cinese che imitava un orologio giapponese copiato da quelli svizzeri, ma per ora funziona. L’ha certamente comprato con i soldi che le do io, ma deve averli messi da parte a poco a poco rinunciando a qualcosa. Sa che di orologi così me ne posso comprare 10 in un colpo solo. Però me l’ha regalato.
Ecco, credo che la conversione di Paolo sia stata questa: ha capito che il nostro rapporto con Dio è bello non perché siamo in gamba e facciamo tutto bene, ma perché – come Rina ha fatto con i miei soldi – siamo contenti di regalargli un orologio usando i suoi.