Candore

Non ho i soldi per pagare l’affitto… sono in arretrato per le tasse scolastiche dei figli… devo pagare le medicine di mia moglie… la pioggia ha fatto marcire tutti i cavoli… il mio coinquilino è scappato rubandomi i calzoni… “Ma insomma, sempre da me vieni, ogni volta che hai un guaio?”- “Certo che no, mentre eri in Italia non sono mai venuto a disturbarti!”.

Nuove generazioni

Un figlio, cristiani, un passato agiato e poi il fallimento della loro scuola, debiti e miseria con l’ostinata volontà di continuare a far studiare il figlio quattordicenne a una scuola di lingua inglese. In un incidente, il papà muore. Segue sfratto. Una coppia di musulmani agiati, con due figli grandi, li ha conosciuti, e invita mamma e figlio ad andare a vivere nel loro appartamento e mangiare alla loro tavola, in cambio di un contributo poco più che simbolico. I figli sono quasi sempre fuori, accettano senza critiche e li accolgono con cordialità. Poi la figlia di vent’anni ne parla con il capo moschea: due cristiani in casa, stessa mensa… Smette di parlare con loro, usa il velo anche in casa, si rifiuta di mangiare insieme. I genitori chiedono scusa: “Siamo umiliati dal suo comportamento, avreste ragione ad essere offesi, ma per favore non andatevene, sarebbe un dolore troppo grande per noi. Restate e pregate per nostra figlia”.

Teologia

Un visitatore straniero mi lascia cento taka, pregandomi di darle appena possibile alla donna che sbriciola mattoni vicino al seminario. Per due o tre giorni non la vedo, poi riappare, malconcia e piena di febbre. Mi fermo, le porgo le cento taka appallottolate. Dà uno sguardo distratto, poi trasecola: una cifra grossa per chi vive di stenti come lei! Alza subito occhi e braccia al cielo: “Allah, sii benedetto, ti ringrazio. Proprio di questo avevo bisogno per comprare le medicine!”. Verso di me solo uno sguardo di complicità: vedi come è grande e benefico Allah?

Sconcertato, nemmeno un grazie per me? Poi capisco la lezione di teologia: ha ringraziato Dio anche per me, per avermi dato il privilegio di essere strumento della sua misericordia.

Memoria

Alcune schegge volano rapide, le vedi appena, scompaiono nell’erba o nella polvere e non le ricordi. Altre…

            

Arriva sotto la pioggia. Piena di febbre, cammina incerta sguazzando nelle pozzanghere con gli infradito logori ricuciti alla meglio. Esita ad entrare, poi si siede sulla poltroncina dell’ufficio, spaventata. Solo allora m’accorgo che sulla spalla, sotto il lembo del sari fradicio, regge un bimbo che dorme.

Le parlo pian piano, senza sapere che cosa dirle, sperando che basti la voce a darle un filo di luce. Mi risponde impercettibilmente, poi meglio, nel suo dialetto di cui capisco poco. Prima di rimandarla, appena la pioggia rallenta un poco, mi ricordo di chiederle: “Hai mangiato oggi?”. “No, niente”. Posso offrirle solo un pacchettino di biscotti e una bottiglia d’acqua.

       

…altre schegge invece s’infiggono nella memoria. Non andranno più via.

         

Un mucchietto di vita rannicchiato sulla poltrona, che ingoia quei biscotti e tre bicchieri d’acqua senza dire una parola, gli occhi vuoti, attenta solo a non svegliare il bimbo.

     

Si chiama Sila Mistry.

Bhabarpara

Lungo viaggio nell’affollatissimo periodo della festa Id-ul-Azhar, da Dhaka a Bhabarpara, al confine occidentale con l’India. Città, paesi, fiumi, campagne ben coltivate con gente di buon umore per l’abbondante raccolto di riso. Ma come saranno arrivati in quest’angolo di mondo i missionari del PIME 150 anni fa? Certo non in autobus, su strade asfaltate in mezzo a risaie. Trovo una comunità cristiana fra le più vive della diocesi di Khulna, e partecipo alla prima Messa di due preti che sono stati miei alunni. Preceduti da altri tre, accompagnati da varie vocazioni religiose femminili, saranno presto seguiti da un missionario del PIME che sarà ordinato nel 2009, primo missionario estero frutto di fatiche che neppure immaginiamo. Visito Anandabash, sottocentro dove tradizionalmente convivono in pace cristiani, musulmani e indù. E’ ancora così, mi dicono, ma il nuovo Imam ha incominciato a dire che non bisogna andare a casa dei cristiani e mangiare con loro… l’ombra lunga del fondamentalismo saudita sta arrivando fin qui.

Telefonate

Caso tipico numero 1. (squillo) “Hallo”. “Hallo”. “Hallo”. “Hallo”. “Hallo, hallo! Chi parla?”. “Hallo! P. Franco?”. “Sì, ma tu chi sei?”. “Oh padre, come stai?”. “Bene grazie, ma con chi parlo?”. “Stai proprio bene? Dove ti trovi?”. “Qui, ma non so con chi sto parlando”. “Ah, sei a Banani?”. “Sono qui, ti ho detto, aspettando di sapere con chi parlo”. “Ah, allora domani dove sarai?”. “Ti dico che mi trovo qui, sia oggi sia domani, ma vorrei sapere chi sei tu”. “Ma come, sono io!”. “Già, anch’io”. (tono stupefatto) “Non mi riconosci?” “No”. Ci siamo visti lo scorso anno, in gennaio, ero venuto a visitare la chiesa di Chittagong con un amico e tu eri lì di passaggio”. “Non mi viene in mente…”. “Ma se ti ho visto io”. (silenzio scoraggiato). (tono scoraggiato) “Sono il figlio di Shopon”. “Shopon?”. “Ma sì, Shopon, il cognato di quello che ti ha incontrato insieme a me a Chittagong!”…
Caso tipico numero 2. (rientro da un’assenza di 4 ore; mi aspetta al cancello del seminario, seduto nella guardiola). “Oh padre, sei arrivato”. “Sì, ciao”. “Dove sei stato?”. “Fuori”. (con aria di rimprovero) “E’ da questa mattina che ti aspetto”. “Appunto per questo, ti ho detto mille volte di non venire senza prima telefonare”. (con aria offesa) “Ma io ho telefonato!”. “Come hai telefonato? io proprio non mi ricordo”. “Ho telefonato due volte ieri sera”. “Ma se ieri sera avevo il cellulare spento!” “Ecco perché non lo sai, ma io veramente ti ho telefonato, e tu mi hai fatto aspettare tutta la mattina…”.

Trabiccoli

Si prende un motore per pompare acqua di superficie, un carretto a due ruote di motociclo, la parte anteriore  di una bicicletta. Si salda quest’ultima al carrello, si piazza il motore sulla parte saldata, si collega con una catena, e si prova. Va. Niente marce, economico, robusto, bisogna soltanto prevedere con molto anticipo l’eventuale ostacolo, vista l’assenza di freni. In caso di ostacolo improvviso, si ricorre ad una rapida sterzata. Diffuso nel sud ovest  del Bangladesh.

Soddisfatti

11.1.06: un “colpo di stato morbido” porta il paese fuori dal caos. Quasi due anni dopo, il 29 dicembre ’08 ci saranno le elezioni parlamentari. La vigilia di Natale il quotidiano “The Daily Star” pubblica un’accurata inchiesta, condotta fra 5.040 persone di ambiente rurale e urbano, uomini e donne, età diverse. Circa il ruolo svolto dalle autorità nella preparazione delle elezioni, l’amministrazione in genere raccoglie l’83% dei consensi, il governo provvisorio uscente il 77%, la commissione elettorale l’88%. Il 98% degli intervistati constata un miglioramento dell’atmosfera rispetto a precedenti elezioni. Fra le qualità più necessarie per un primo ministro efficiente (onestà, capacità amministrative, studi, visione, rispetto dell’opposizione), l’89% indica l’onestà. Il 54% ritiene che l’Awami League abbia i candidati più competenti, il 53% trova il suo manifesto elettorale soddisfacente, il 50% ritiene che – fra i vari partiti – sia quello più capace di mantenere le promesse elettorali. Un momento magico per la politica del Bangladesh.

Norme

Per la campagna elettorale, spese sotto controllo, niente manifesti appiccicati sui muri, niente manifesti a colori, tutti dello stesso formato e con la stessa impostazione; marce e cortei non occupino più di metà della strada. Funziona. Non ha funzionato invece la norma della Commissione Elettorale che voleva escludere i candidati con insolvenze (telefoni, acqua, gas, luce) colossali, e con grossi debiti di veneranda età: l’Alta Corte li ha riammessi quasi tutti.

Fortuna

Duecento famiglie, in poche ore, si sono trovate senza nulla per un furioso incendio che ha devastato la baraccopoli vicino alla chiesa degli Oblati di Maria Immacolata a Dhaka. Per fortuna l’incendio è avvenuto a pochi giorni dalle elezioni politiche: candidati e partiti sono accorsi a portare aiuti di vario genere.