Pudicamente, sta un poco in disparte dal gruppetto di passeggeri che attende l’autobus. Occhi bassi, burka nera da cui non sbuca altro che la punta dei piedi – unghie laccate, come hanno quasi tutte quelle che portano la burka. Velo viola scuro, solo una fessura per gli occhi. Borsa.
Sale per ultima e sembra cercare un posto, poi rimane in piedi fra le due file di sedili e appena l’autobus parte incomincia: “Onorevoli passeggeri, vi chiedo un attimo di attenzione”. Ha una voce armoniosa, non forte, e tutti tacciono incuriositi. Seduto accanto a me un vecchiotto con palandrana e cappellino bianchi, barbetta da musulmano devoto, rimane esterrefatto. “Vi auguro buon viaggio e spero che a casa vostra tutti stiano bene. Perché non portate ai vostri bambini un regalo?”. Vende matite. Il vecchietto si agita: “Una donna che fa questo lavoro? Ma roba da matti”. La guarda. La fessura del velo mette in risalto due occhi luminosi, splendidi; la burka nera, certo non troppo larga, copre il vestito completamente, ma non nasconde ciò che c’è dentro i vestiti… Il pio ripete a voce un po’ più alta per essere sicuro che lo senta: “Una donna non deve girare a vendere. Il marito che fa?”. “Magari è morto” gli rispondo seccato. Borbotta parole incomprensibili. La ragazza passa lungo il corridoio e prima che l’autobus arrivi alla fermata successiva ha venduto 12 matite incassando 60 taka. Scende in fretta e si rimette in disparte, ad aspettare il bus seguente.
No, non credo che sia morto il marito. Credo che sia una studentessa che sa stare al mondo e ha trovato la via per pagarsi gli studi…
Archivio mensile:Marzo 2009
Uova
Un indignato cittadino informa i lettori di un quotidiano che fra i doveri pattuiti con la famiglia della sposa per celebrare il matrimonio, la famiglia dello sposo aveva anche messo la fornitura di 700 uova di gallina. Ma non è facile procurarsene una simile quantità in villaggio, perciò nel giorno del fatidico sì appare con evidenza la mancanza di lealtà dei genitori della sposa: le uova sono di meno. Scoppia una rissa, durante la quale lo sposo rompe 19 (diciannove) uova sulla testa della sposa. Il cittadino commenta che, pur essendo molto frequenti le liti fra le due parti in occasione dei matrimoni, tanto da far pensare che si vada alla festa con il fermo proposito di cercar pretesti per litigare, tuttavia queste cose non dovrebbero ripetersi.
Giungla
In un piccolo appartamento affittato a piano terra, domenica 1° marzo per la prima volta si è celebrata una Messa aperta al pubblico a Uttora, seguita il venerdì seguente dalla Via Crucis e da regolari servizi di catechesi e liturgia nei giorni che verranno. Presenti una quarantina di cattolici, rastrellati negli enormi quartieri ricchi e negli affollatissimi quartieri poveri. “Venticinque anni fa – dice uno di loro commosso – il Vescovo ci aveva risposto: vorreste costruire una chiesa nella giungla? Siamo passati dalla giungla di piante alla giungla di case, e ora finalmente abbiamo una cappellina.”
Maternità
Avvolte in un sari molto semplice, il capo coperto, il viso triste, la Primo Ministro Hasina e la Ministro degli interni, nel pieno della rivolta dei BDR sono apparse più volte in TV invitando alla calma, promettendo indulgenza: “Siete i nostri figli, come potremmo non perdonarvi? Non sparate ai vostri fratelli, non date dolore alle vostre sorelle e mogli…” Un tono che ha fatto presa su molti. Forse non sui veri responsabili.
Sgomento
Dopo poco meno di due mesi di vita politica quasi normale, inaugurata il 29 dicembre scorso da elezioni parlamentari sorprendentemente tranquille ed eque, il 25 febbraio ha bruscamente interrotto la luna di miele. Presenti rappresentanti delle caserme di tutto il Paese, era in corso la settimana di festeggiamenti per la fondazione dei BDR (Bangladesh Rifles), corpo paramilitare di guardie di frontiera inquadrato da ufficiali dell’esercito.. Il giorno precedente la Primo Ministro aveva visitato il Quartier generale, collocato in un vastissimo terreno dentro la città.
Inizia una riunione, e un gruppo di BDR si scatena uccidendo il generale e 53 ufficiali, e fa scempio dei cadaveri. Uccidono pure vari parenti, alcuni BDR, una ventina di civili impiegati e di passaggio, saccheggiano e incendiano le residenze delle famiglie, occupano il Quartier generale. L’esercito circonda la zona, i ribelli si dichiarano esasperati dalla corruzione dei loro comandanti, dalle paghe basse, dal poco rispetto nei loro confronti. In breve iniziano agitazioni e violenze in altre caserme in varie parti del paese. L’esercito si prepara a vendicare i suoi ufficiali. Quando, dopo frenetiche trattative, la Primo Ministro promette amnistia, i ribelli accettano di deporre le armi, ma non lo fanno finché i carri armati entrano in città e si dispongono per l’attacco. Trentatrè ore di paura e di violenza che sembrano dovute ad uno scoppio di furia collettiva dovuta ad un’esasperazione a lungo repressa.
Inizia il lavoro degli inquirenti, emergono segni difficili da interpretare. Testimoni parlano della presenza di personale esterno, chi era? Come mai i capi della trattativa sono fuggiti? Come mai agivano con il volto coperto da fazzoletti evidentemente uguali, e predisposti? Come mai si trovano armi e materiale non in dotazione ai BDR? Come mai nel poco tempo in cui è durata la rivolta hanno sepolto alla meno peggio la maggior parte degli uccisi in fosse comuni? Come mai molti BDR dichiarano di essere stati colti di sorpresa e costretti a sparare, mentre molti altri sono fuggiti in borghese appena iniziato il massacro?
E’ una storia che si ripete. La strage di intellettuali e universitari effettuata dall’esercito pakistano nel 1971; il massacro del Presidente Mujibur, padre dell’attuale Primo Ministro, e di tutti i familiari nel 1975; l’assassinio in prigione dei 4 artefici dell’indipendenza, sempre nel 1975; l’assassinio del presidente Zia e la successiva impiccagione, molto sospetta, di 12 presunti assassini; un primo attentato, e poi le bombe e le granate che hanno ucciso venti persone e ferito l’attuale Primo Ministro nel 2005 durante una manifestazione…
Era un ammutinamento di soldati arrabbiati, o un complotto che ha privato il Bangladesh di un buon numero dei suoi ufficiali migliori, lasciato le frontiere sguarnite a lungo, contrapposto corpi militari diversi? Si dice che il capo della moschea interna alla caserma sia scomparso; era il collegamento con fondamentalisti, magari con i terroristi che hanno compiuto le stragi di Mumbai? Speravano gli organizzatori di scatenare uno scontro fra diversi corpi militari? A quale scopo?
Da due anni si parla di processare i collaborazionisti che nel 1971 hanno lottato contro l’indipendenza e, insieme ai Pakistani, torturato e massacrato i loro concittadini. Questo governo ha promesso di farlo e qualche criminale di guerra era già stato arrestato. Riemergono i sanguinosi fantasmi del passato, si respira aria di tristezza e sgomento.
Inizio
Da tempo speravo di poter avviare una presenza pastorale a Uttora, città satellite di Dhaka di cui ho già scritto in qualche scheggia. Oggi è stato firmato il contratto di affitto di un piccolo appartamento a piano terra, dove il 1° marzo celebreremo la prima Messa per i cristiani dispersi nella città. La padrona di casa, musulmana devota, vinta un poco di esitazione ci ha confidato che dopo che avevamo preso i primi contatti con lei, ha fatto una delle consuete cinque preghiere quotidiane, e subito dopo ha sentito che darci l’appartamento in affitto sarebbe stata una cosa buona. E’ onorata e contenta di avere cristiani che pregano in casa sua.
Segno
Ricoverato per un mese in un “rifugio per malati” l’uomo, colpito da tumore al fegato, peggiora rapidamente. Non c’è più speranza e, se qualcosa si può tentare, è solo a costi altissimi, che il “Rifugio” non può permettersi e l’uomo meno ancora. Lo dimettono, nonostante le sue suppliche perché lo lascino rimanere fino alla fine. Vado a trovarlo a casa di un amico, che lavora nel “Rifugio”, lo ha preso con sé, e ora mi chiede di benedirlo. “Non posso curarlo, ma vorrei offrirgli un segno che, pur essendo finite tutte le risorse e le speranze umane, l’amore di Dio per lui non è finito”.
Scarpe
Ore 12-12.40, intervallo per il pranzo che interrompe le 12 ore di lavoro. Alcune operaie escono dalla fabbrica di abiti che sta sulla via dell’aeroporto, si comprano qualcosa da mangiare, fanno spese, quattro passi, chiacchierano, sbirciano i giovanotti… Alcune però rientrano in ritardo, o addirittura rimangono fuori e si fanno rivedere il giorno dopo. I tagli al salario, anche consistenti, non bastano, occorre qualche altra misura preventiva: chi vuole uscire, lasci in fabbrica le scarpe. Ora le donne (per gli uomini la regola non vale) devono uscire a piedi nudi.
Ripresa
Subito dopo la fine dei due anni di legge speciale, con l’avvento del nuovo parlamento e di un governo eletto a stragrande maggioranza il 29 dicembre scorso, sono riprese alla grande rapine, furti estorsioni, rapimenti, omicidi di varia natura, vendette politiche con incendi e saccheggi, violenze nelle Università, nonché scioperi e proteste. Il deteriorarsi dell’ordine pubblico è stato riconosciuto anche dalla Ministro degli Interni, che ha promesso di prendere provvedimenti. Un tiratore di risciò mi dice: “La sera la gente esce molto meno, ha di nuovo paura e noi lavoriamo poco, dopo le 21”.