Il “guru” dell’ashram s’è allontanato con la borsa e la sciarpa in testa, starà via almeno per qualche ora. Guardinghi, alcuni bambini si avventurano sul prato davanti alla Grotta della Madonna e iniziano a raccogliere foglie secche. Lascio passare dieci minuti, poi scendo con qualche caramella. Mi seguono con la coda dell’occhio: viene da noi o tira dritto? ci caccia via? Sono quattro, fra i 5 e gli 8 anni – mi pare. Rimetto in tasca le caramelle in più e mi avvicino a mano tesa: “Vi piacciono? le volete?”. Si guardano dubbiosi, poi la più grande sorride e le caramelle spariscono. Due parole, tornano a raccattare foglie e io torno all’ashram, ma poco dopo “sento” 8 occhi che mi scrutano da sopra il muretto della veranda. Mi volto: “Erano buone?”. “Sì, ma tu ne hai delle altre!”. È vero, ne ho altre 5. Parliamo un poco, le due bimbe vanno solo alla scuola coranica, i bimbi sono fratelli, prima e seconda elementare. Oggi vogliono raccogliere due sacchi, non uno solo, perché domani è la grande festa del Kurban, memoria del sacrificio di Abramo, e serviranno per cuocere la carne degli animali sacrificati… hanno l’acquolina in bocca. Discutiamo: che fare della quinta caramella? Al più piccolo? alla più grande? Decido io: la terrò per ricordarmi, domenica in città, di comprarne altre, così lunedì possono tornare a prenderle. Tutti d’accordo.
Si allontanano e si siedono in cerchio in mezzo al prato. Tirano fuori anche le quattro caramelle ricevute prima, le scartano tutte, le assaggiano, se le scambiano, commentano, ridono. Un banchetto.