Popolazione

La superficie del Bangladesh varia continuamente, per via del mare che si mangia certe isole, e dei fiumi che ne formano altre. Ma, metro più metro meno, rimane sostanzialmente la stessa: circa metà dell’Italia o, se si preferisce, come Piemonte, Lombardia, Triveneto ed Emilia Romagna insieme. Le ultime stime dicono che la popolazione ha raggiunto quest’anno i 164 milioni, e aumenta di due milioni ogni anno. La popolazione di Dhaka pare sia di 16 milioni.

Shiuly

È il nome di un fiorellino leggerissimo e delicato, con la corolla bianca e la base della coppa arancione, profumatissimo. In autunno fiorisce e subito cade dall’albero, formando a terra uno strato di piccoli fiori, come neve. Un richiamo irresistibile per bimbi e grandi, che li raccolgono e ne fanno collane o braccialetti che durano poche ore, ma sono bellissimi e hanno un profumo delizioso. Shiuly è anche un nome proprio femminile.

Stalkers

Il dizionario definisce “stalker” come: “una persona che segue e guarda un’altra persona per un lungo periodo di tempo, in un modo che la disturba o la spaventa.” Quasi sempre la persona che “segue e guarda” (e spesso parla, dice oscenità, tocca, blocca la strada) è un uomo, e la persona disturbata o spaventata è una giovane donna. Da qualche mese si fa un gran parlare di “stalkers” in Bangladesh, perché sono tantissimi, di ogni categoria sociale, ovunque, e probabilmente aumentano perché le donne escono di casa più di prima, per andare a scuola, al lavoro, al mercato… Lo stalking sfocia non poche volte nel suicidio della ragazza, in risse fra famiglie, o fra coniugi. La campagna dei giornali, la sensibilizzazione della polizia, numerose manifestazioni di organizzazioni varie e di studenti cercano di porre un freno al fenomeno. Per ora, il bullismo ha risposto aggredendo coloro che difendono le donne: da marzo a ottobre sette persone che avevano rimproverato uno stalker sono state uccise. Si tratta di insegnanti, o genitori. Un maestro e una mamma sono stati deliberatamente investiti dallo stalker con la sua grossa motocicletta, e sono morti poco dopo. Ultimamente, a Chittagong, un gruppetto di stalker ha aggredito e picchiato i poliziotti intervenuti su richiesta del pubblico.

Predicatori

Molti predicatori musulmani, specialmente in occasione di speciali riunioni di preghiera o di formazione, quando si radunano centinaia o migliaia di fedeli, inseriscono qua e là nel parlato brevissimi canti, o strofe, o semplicemente concludono una frase con un cenno di melodia. Pare che il sistema piaccia. Mi sono sempre chiesto come mai nessun  predicatore cristiano fa allo stesso modo. L’altro giorno, predicando il ritiro in seminario p. Srijon ha dimostrato che anche un prete può predicare con quello stile, e gli ascoltatori hanno gradito molto. È un gesuita indiano originario del Tamil Nadu, che si è laureato con una tesi sui “baul” , i cantori popolari bengalesi.

Celebrazione

Quarant’anni di matrimonio. Una celebrazione nella preghiera, poi radunando amici e parenti dai quattro angoli del mondo, per una festa insieme. E per una raccomandazione: “Niente regali, aiutiamo piuttosto chi ha bisogno in Bangladesh…”
Queste e altre simili iniziative realizzano oggi la parola di S. Paolo ai Corinzi: “(la colletta fra voi) non provvede soltanto alle necessita’ dei santi, ma ha anche maggior valore per i molti ringraziamenti a Dio. A causa della bella prova di questo servizio essi ringrazieranno Dio per la vostra obbedienza e accettazione del vangelo di Cristo, e per la generosita’ della vostra comunione con loro e con tutti; e pregando per voi manifesteranno il loro affetto a causa della straordinaria grazia di Dio effusa sopra di voi.” (II Cor 9, 12-14) Non solo i “santi”, cioe’ i battezzati, ma anche buddisti, hindu e musulmani ringraziano Dio per questi segni di attenzione che ricevono, e pregano con riconoscenza.

Baha ì

“I Baha ì? Mai sentiti! Chi sono?” Arrivati quasi per caso in Bengala circa 100 anni fa, i fedeli Baha ì sono oggi quasi centomila, sparsi in piccole comunità per tutto il Bangladesh. Un gruppo di cristiani di varie denominazioni ne ha incontrato alcuni nel loro centro principale, a Dhaka, il 28 settembre. Per molti era una novità assoluta. Ci tengono a dire che non sono musulmani, anche se il loro fondatore (XIX secolo) era di famiglia islamica iraniana, che non hanno divisioni interne, che non hanno sacerdozio né liturgia, che si autogovernano con un sistema di elezioni in cui donne e uomini hanno gli stessi diritti e doveri: nove leaders a livello locale, nove a livello regionale, nove a livello nazionale, nove a livello mondiale. Considerano frutto di autentiche rivelazioni tutte le grandi religioni: buddismo, cristianesimo, islamismo, perché l’unico Dio si rivela in modi diversi adattandosi alla cultura e alla maturità dei popoli, e pensano di essere la più recente, che ha il compito di predicare l’unità e il superamento dei ritualismi. Organizzano corsi di formazione spirituale e morale che ritengono adatti per i fedeli di qualsiasi religione; dicono di non ritenere importante la conversione al Baha ismo, ma l’accoglienza dei principi di unità, eguaglianza, tolleranza… L’incontro è stato molto cordiale e aperto.

Demografia

La crescita della popolazione in Bangladesh ha rallentato, ma è ancora alta. I condom sono disponibili in ogni angolo della strada, i contraccettivi chirurgici sono praticati gratuitamente o addirittura pagati, spesso i legamenti delle tube sono effettuati anche senza dirlo all’interessata, approfittando di un parto, o di un’appendicite; gli aborti sono facili. “Ma insomma – commenta impaziente un visitatore – almeno quelli che studiano non possono acquisire un po’ di coscienza demografica? Che senso ha desiderare tre figli in un paese come questo?”
Chi sopravvive  pedalando sul riksciò si chiede pure: “Se non ho figli, chi mi permetterà di non morire subito quando, a 45 anni di età, non potrò più pedalare?” E anche chi ha studiato, ha il lavoro in città, una mentalità evoluta, la capacità di capire che, al di là dell’aspetto affettivo, bisogna porsi il problema di come allevare decentemente i bambini, mandarli a scuola, e tutto il resto… si fa la stessa domanda: “5.000 taka al mese di stipendio, 3.000 per l’alloggio, se m’ammalo mi licenziano e devo curarmi con i miei soldi, quando rendo un poco meno mi dicono che posso “andare a riposare” ma la pensione non c’è…”
Che dire poi se siamo piccole minoranze tribali o religiose? “I bengalesi fanno un sacco di figli, e noi che siamo quattro gatti dovremmo scomparire per far posto a loro?”

Sultana

Lavorava in una fabbrica di abiti, l’hanno dimessa perché troppo piccola di statura e leggera di peso. Dai e dai, con qualche aiuto ha messo insieme il necessario per una dote più o meno della sua taglia, ma sufficiente a farle sposare un giovane di cui si diceva bene. “Sei contenta?” “Mamma e papà l’hanno scelto; l’ho visto una volta, mi sembrava bravo. Allah sa…” Viene accolta bene dalla famiglia, sono contadini, c’è spazio e lavoro per tutti, suocera, cognate, nipoti sono  molto gentili. La dote viene usata per far pulire uno dei numerosi pukur (stagni artificiali), metterci del buon pesce, comprare altro mangime. Dopo una quindicina di giorni, finito il lavoro, finisce anche la dote, e la musica cambia. “Ma che razza di moglie è? Non lavora, mangia soltanto!” “Mia cognata è cretina, non sa mungere le mucche”. “Che schifezza di riso hai preparato?” Il tutto condito con robuste bastonate. Tira avanti un mese, finché le rompono un dito e torna a Dhaka dai suoi.
Il progetto: “Una moglie per rinnovare il pukur” sembra essere andato perfettamente in porto senonché… nel mese e mezzo di convivenza il giovanotto s’è innamorato della piccola Sultana, pianta lì i suoi e viene pure lui a Dhaka. Passerotti soli soli sperduti nella marea della città.

Legge

Su proposta del governo, in settembre il parlamento ha approvato una legge che impone l’uso della cintura di sicurezza in auto, del casco sulla motocicletta, e altre misure appropriate per ridurre i rischi di chi viaggia. Le norme saranno in vigore dal prossimo primo novembre e la polizia ha ricevuto istruzioni di farle osservare con rigore.
Poi si sono ricordati che una legge che imponeva le stesse cose era già stata approvata anni fa.
Dovremo indossare due caschi o allacciare due cinture?

7° emendamento

“Cioè?” Il giornalista spiega con pazienza: “E’ un cambiamento della Costituzione – sa che cos’è la Costituzione? Lo ha effettuato Ershad, il generale dittatore, per garantire che tutte le decisioni prese da lui durante la dittatura diventassero legali. Ma il 26 agosto, grazie a lei, la Corte Suprema ha dichiarato che il 7° emendamento non ha valore, e tutte le malefatte di Ershad possono essere giudicate…” – “Grazie a me?” Siddique Ahmed, sessantaquattrenne maestro elementare, che vive in un villaggio del sud con due mogli e un figlio, è decisamente sconcertato. “Al bazar avevo sentito parlare del 5° emendamento, e avevo capito che era una porcheria, ma non sapevo che ci fosse pure il 7°. E allora che cosa succede?” 
Era il 1985 quando il cielo cadde in testa a Siddique, arrestato per omicidio di una persona che non conosceva. Gli danno la libertà provvisoria dopo un mese e 19 giorni in carcere, e deferiscono il suo caso alla corte marziale, operante sotto la dittatura di Ershad. La corte non ha tempo da perdere: lo condanna all’ergastolo senza convocarlo. Ershad viene rovesciato da moti popolari, nel 1986 finisce la legge marziale, seguono elezioni e contro-elezioni, cambiano i governi. Vent’anni dopo, nel 2006, si ricordano di informarlo della condanna, e lo arrestano. Tre anni dopo il fratello va a Dhaka dove, consigliato dall’amico di un amico, spiega brevemente il caso ad un avvocato che si fa dare il numero della pratica e lo saluta. Nell’aprile del 2010 dicono a Siddique che può andare a casa “su cauzione” pagata da qualcuno. In agosto l’Alta Corte di giustizia, cui l’avvocato ha fatto ricorso a partire dal suo caso, dichiara invalido il 7° emendamento, quindi pure la legge marziale, e la corte marziale che lo ha condannato. Titoli cubitali sui giornali, esultanza dei democratici, Siddique diventa per qualche giorno un piccolo eroe nazionale. Poi un giornalista va a trovarlo, e anche lui lo viene a sapere.