Unghie

C’è allegria e un gran passaparola fra molte donne musulmane osservanti! Infatti, prima delle cinque preghiere quotidiane è obbligatorio fare accurate e complete abluzioni purificatrici delle mani e braccia fino al gomito, ma la lacca impermeabile non permette all’acqua di raggiungere le unghie. Per questo le donne si astenevano, con rammarico, dal dipingere le unghie. Recentemente però è stata inventata e sperimentata con successo una lacca porosa, e uno scienziato americano musulmano ha dichiarato che a suo parere chi ne fa uso non rende invalide le abluzioni, perché comunque l’acqua non viene completamente trattenuta. Buoni affari anche in Bangladesh per la ditta produttrice.

Tempo

Quando non c’era il ponte sul Jamuna (Brahmaputra) si usava il traghetto, che allungava terribilmente i tempi per andare da Dhaka a Dinajpur e in tutto il nord: 10, 12 ore e anche oltre. Poi costruirono il lunghissimo ponte, una meraviglia tecnica e architettonica, e migliorarono le strade; i tempi si ridussero al punto che gli aerei locali non ressero la concorrenza: si abolirono tutti i voli per il nord-est. E’ quasi leggendario un viaggio di p. Beretta, 5 ore nette da Dinajpur a Dhaka! Ma il traffico aumenta, e le strade rimangono quello che sono. Dai e dai, i tempi hanno ricominciato ad allungarsi, e ora siamo ritornati al livello di prima, quando il ponte era ancora nei sogni: 10 ore e anche di più. Sono ripresi anche i voli aerei: 4 per settimana, sempre pieni.

Alfabeti

Pare che, finalmente, il governo organizzerà nelle elementari corsi in lingua santal, per i bambini di quel gruppo etnico. Ovviamente ci vogliono i libri e, sorpresa, arriva notizia che gli esperti del governo hanno deciso che il santal va scritto con caratteri bengalesi. Sarebbe una buona soluzione, se non ci fosse un particolare di una certa importanza: da oltre 150 anni i santal scrivono la loro lingua, usando un alfabeto loro, che ha preso come base quello latino e lo ha rielaborato con segni vari per adattarlo ai suoni della loro lingua. Un lavoro fatto in gran parte da missionari. La faccenda è vista da moltissimi santal come un’intrusione, un tentativo di separarli dai santal dell’India – che usano lo stesso alfabeto – e controllarli meglio. I nazionalisti li rimproverano di voler usare un alfabeto “inglese”, oppure “cristiano”, anziché quello nazionale. Il ministro della cultura, interpellato, ha detto che intende ascoltare il parere del popolo, per cui è in atto un grande lavoro di informazione, sensibilizzazione e raccolta firme per far prevalere – insieme al buon senso di non dover re-inventare quello che già esiste – il parere degli interessati su quello di qualche politico a corto di idee.

Fratel Kevin

Si chiacchiera, andando verso Singra per celebrare la Messa con la gente del villaggio, a tre mesi  dalla scomparsa di p. Enzo Corba. P. Quirico, lungo la strada, indica alcune casette seminascoste dagli alberi: “E’ un villaggio che si sta preparando, fra non molto parecchie famiglie verranno battezzate. Da anni le segue molto bene una catechista santal, fedele tutte le domeniche nel visitarli, insegnare, dirigere la preghiera. Li ha proprio presi a cuore. Ma il primo contatto, come per tanti altri villaggi, avvenne grazie a Fratel Kevin Hasda, un santal, che era proprio un francescano DOC…”. E mi racconta la sua storia.
Di famiglia non cristiana, studia in classe ottava (terza media) e risiede all’ostello della missione, quando gli capita tra le mani un libro su s. Francesco d’Assisi che lo affascina. Legge, rilegge, e decide: voglio essere come lui. Ne parla con P. Cavagna, che gli dice di prenderla con calma: vada avanti fino alla classe decima, poi si vedrà. Ma Kevin non vuol perdere tempo. Non ci sono i Francescani in Bangladesh? Vado a cercarli in India. Tanto fa e tanto dice, che p. Cavagna gli dà una lettera di presentazione, unica sua ricchezza quando, solo soletto, passa il confine… Ce la fa. Trova un convento del TOR (Terz’ordine Regolare di S. Francesco), si fa accettare. Come Francesco, non vuole diventare prete, ma religioso che si dedica a predicare Gesù in mezzo alla gente, senza pulpiti, augurando pace. Lo farà fedelmente per anni e anni, prima in India e poi, quando la Congregazione lo manda, in Bangladesh. Cammina, cammina, fa amicizie, segnala al Padre chi è interessato ad avvicinarsi alla Chiesa, scova i villaggi più remoti e isolati.
“E’ morto pochi anni fa, era della stessa pasta di lei” conclude p. Quirico, e fa cenno a suor Luigina Ekka, orao, che sta sonnecchiando sul sedile posteriore. Anziana, con tanti dolori, ma anche lei per anni e fino ad ora instancabile viandante del vangelo fra gli aborigeni del Bangladesh…