Fede vissuta

15 novembre, chiusura anno della fede. La situazione del Paese costringe a cancellare la programmata Assemblea della diocesi di Dinajpur, si incontrano solo i preti e qualche suora. Oratori sono P. Livio Prete, che parla della fede vissuta dalla Chiesa nascente, nei primi secoli, quasi 2mila anni fa, e P. Marcus Murmu, che esamina la fede vissuta dalla Chiesa di Dinajpur nel suo primo secolo e mezzo di vita.
P. Marcus distingue nella sua storia tre periodi con caratteristiche diverse.
1) Dall’inizio (circa 1900) fino al 1970 si compiono i primi passi. Pochi cristiani, ma fede semplice, forte, frequenza alle celebrazioni vicina al 100%, timore di Dio. I pochi missionari, hanno buon nome presso tutti, spendono quasi tutto il loro tempo e le loro energie visitando i villaggi a piedi, o su carri da buoi, fermandosi con la gente, confessando e predicando. Sono affiancati da catechisti senza speciale preparazione, formatisi alla scuola diretta dei “loro” preti che li tengono accanto a sé e in cui hanno piena
fiducia, come nelle suore. Sono uomini semplici, spesso carismatici nella loro capacità di raccontare di Gesù e insegnare. I cristiani crescono lentamente nel numero, spesso con grandi sacrifici perché la società non li accoglie, o addirittura li perseguita. Alla fine del periodo tutto dipende ancora dai missionari, ci sono soltanto tre preti locali.
2) Dal 1971 al 1990 moltissimo cambia a causa della terribile guerra da cui nasce il Bangladesh indipendente, devastato da stragi, distruzioni, cicloni, miseria. La Chiesa, una delle poche istituzioni funzionanti, ha prestigio all’estero, può fare da ponte, e sente il dovere di impegnarsi allo spasimo. Il PIME manda un grosso gruppo di missionari, arrivano aiuti economici massicci, si organizza il CORR (poi Caritas) che fa un lavoro enorme di assistenza e ricostruzione, acquista prestigio, dà speranza. Entrano idee nuove, crescono di importanza la cura per la salute e l’istruzione, le “credit union” (forme di risparmio locale), il riscatto delle terre dei tribali, la valorizzazione delle culture locali nella liturgia e nelle preghiere. I benefici per la gente sono incalcolabili. Arrivano biciclette e motociclette, pian piano scompaiono le lunghe, lente visite ai villaggi: ora invece si va e torna in giornata, si sta meno con la gente. Aumentano le conversioni.- Aumenta anche il senso critico, calano leggermente il fervore e la percentuale di frequenza alle celebrazioni. Gli anziani dicono: “I padri una volta pregavano di più, le loro benedizioni erano più
efficaci…”. Sembrano in calo pure l’attenzione alle vocazioni presbiterali, e l’importanza data alla predicazione. Qualche defezione fra preti e suore scuote la cieca fiducia che i fedeli avevano in loro.
3) Dal 1991 a oggi la Chiesa si organizza e si struttura, i Vescovi preparano “piani pastorali” nazionali e locali, la formazione culturale e spirituale di catechisti e religiose viene curata meglio e cresce di qualità, nascono diverse associazioni e i consigli pastorali, si insiste su giustizia, pace, dialogo, e si cerca di evangelizzare anche nuovi ambienti. Cala il numero dei missionari esteri, entrano in diocesi religiosi e religiose locali di altre congregazioni. Si torna a dare importanza all’annuncio, dalla diocesi di Dinajpur nasce la diocesi di Rajshahi, ma il numero complessivo torna rapidamente ad essere lo stesso di prima, e si cresce di circa 1500 nuovi battezzati all’anno. Oltre ai Protestanti “tradizionali”, presenti da tempo, entrano o si formano nuove aggregazioni ecclesiali evangeliche, spesso settarie, che creano divisioni.
Abbiamo più parrocchie e sottocentri, un monastero contemplativo, un centro di spiritualità, un santuario mariano. Si presta molta attenzione anche all’istruzione superiore e alla formazione di leader. Il clero locale aumenta, e ora ha la responsabilità di quasi tutte le parrocchie e organizzazioni diocesane.
Quale il bilancio?
P. Marcus vede una grande crescita nell’istruzione, e anche nel numero di laureati fra i cristiani. In generale, maggiore consapevolezza nelle proprie scelte. Le donne sono più rispettate e più coinvolte. Si aprono nuove prospettive di lavoro, non solo nei campi ma anche in officine, uffici, insegnamento… qualcuno emigra per lavoro all’estero, altri verso Dhaka. Anche l’agricoltura ha fatto progressi. Le superstizioni perdono di importanza, abbiamo cristiani appartenenti a nuovi gruppi sociali, in nuove aree.
Ci sono anche risvolti negativi: si fa strada una mentalità individualista che comporta minore obbedienza alle regole ecclesiali e sociali, minor frequenza religiosa. Diversi matrimoni falliscono, ci sono unioni illegali. Alcuni abbandonano la Chiesa o passano ai gruppi evangelici. Il tessuto sociale tradizionale dei villaggi si sfilaccia, si creano divisioni addirittura con ricorsi ai tribunali civili. La vita di fede sembra più debole: c’è, ma forse incide meno nella vita e nella morale.
L’anno della fede si chiude, il Vangelo continua il suo cammino nella nostra Chiesa e nel nostro popolo…