Messaggio bis

“Ciao Franco, come stai? Sono andato a leggermi le ultime “Schegge del Bengala”, mi sembrano un po’ calate o sbaglio? Poi cos’è questa storia del “bicchiere d’acqua’ soltanto? Hai problemi di salute o è solo una meditazione sulla morte, tipo quelle che si facevano durante gli esercizi spirituali? Ti spero in salute, seppure un po’ invecchiato (ma quello capita anche a me)”.
Così m’ha scritto un amico, riferendosi alla “Scheggia” intitolata “Messaggio”, andata in rete il 16 giugno scorso. Parlava di Naomi, la volontaria giapponese che dirige la Comunità dell’Arche, e della sua gioia perché dopo vari anni finalmente un loro ospite era riuscito a bere da solo un bicchier d’acqua. La Scheggia concludeva così: “Ora che gli anni aumentano e l’attività inevitabilmente deve calare, trovo il “messaggio” di Naomi di straordinaria verità. Fra non molto potrò soltanto offrire un bicchiere d’acqua e nient’altro. Forse neppure potrò offrirlo, ma solo riceverlo; ma anche allora sarà possibile uno sguardo di riconoscenza, che accolga e offra il volersi bene”.
Ho risposto al mio amico che ha ragione, le Schegge sono sottotono, perché ho attività sempre più disparate che sembrano sfuggire al mio controllo. A volte mi sento assalito da mille cose e cosucce che soffocano la possibilita’ di guardarsi intorno con calma, di annotare un’osservazione che viene in mente… il tutto, ovviamente, aggravato dal fatto che con l’eta’ la fatica si fa sentire e la “produttivita’” diminuisce drasticamente.
Ma vado avanti perché l’ho promesso a Maria, una nuova amica per corrispondenza che mi ha scoperto proprio attraverso quello che scrivevo.
Gli ho anche scritto che il riferimento al “bicchier d’acqua” non è frutto di un momento di cattivo umore o di un pio esercizio spirituale, ma “è un mio pallino non certo recente. Se sfogli il mio libro: “La forza della debolezza” (EMI) vi trovi un articolo dedicato ai missionari che non sanno invecchiare, che non accettano di dover essere aiutati: è una debolezza grande, camuffata da forza eroica. Tanti anni fa un amico con cui mi trovavo ogni tanto ad accompagnare un handicappato mi disse: “Se dovessi finire come lui, mi ammazzerei”. La cosa mi fece riflettere molto. Ci vidi una specie di involontaria inautenticità: assistere, aiutare, scherzare, ma in fondo pensare che quella vita sarebbe meglio non viverla! Da allora ho spesso riflettuto sull’ipotesi che a me succeda qualcosa del genere (chi sono io perche’ non debba succedermi?), e non vorrei essere aiutato da gente che pensa che farei bene ad ammazzarmi. La conversazione con Naomi non ha fatto che farmi ritrovare gli elementi di questa riflessione che, come ho detto, sono anche alimentati dall’esperienza quotidiana con confratelli “eroici” che mai ammetterebbero di aver bisogno di un bicchier d’acqua, e che pretendendo di non essere di peso – diventano pesantissimi. E allora sì, anche se può suonare mestamente, non trovo nulla di male se a 70 anni di età si prende atto che la direzione in cui camminiamo è quella, e ringraziare Dio perche’ ci sono persone come Naomi che trovano la pienezza della loro vita anche solo nel sostenere il bicchiere di uno spastico… Assieme a “eroi” rompiscatole si trovano anche anziani e ammalati che sono davvero un ristoro per la mente e lo spirito, nonostante i loro acciacchi: vorrei tentare di essere uno di loro, preparandomi per tempo”.
Ed ecco la sua risposta: “Bene, sono contento dell’interpretazione del bicchiere d’acqua. Riprendi ciò che mi hai scritto, togli tutti i riferimenti personali e scrivi un’altra bella scheggia di riflessione, tipo: “Ritornando sul bicchiere d’acqua di Naomi”. Ho trovato molto bello ciò che scrivi. Mio nonno, passando davanti al cimitero, mi diceva sempre: “Vedi, tutti questi si credevano indispensabili”. E’ una frase che mi accompagna spesso. Di “bicchieri d’acqua” donatami da altri ne ho bevuti parecchi in questi anni; qualche piccolo bicchiere l’ho sporto anch’io. Stai tranquillo, Franco. Saprai invecchiare serenamente senza rompere le scatole … Continua a scrivere Schegge, anche quelle sono i tuoi “bicchieri d’acqua” e si possono scrivere anche a novant’anni (sempre che ti regga la testa… ma te l’auguro). Ti assicuro che fanno bene, sono una sorsata di acqua pura … Un lettore come vedi è assicurato. Stammi bene”.
Gli ho dato ascolto, come vedete.

1 pensiero su “Messaggio bis

  1. Caro padre Franco,

    che bella questa scheggia!

    Davvero dovremmo imparare a stimare di più la fragilità a cui quasi tutti, prima o poi, in qualche modo andremo soggetti, e le persone che la vivono… sapendo che, come dice l’apostolo, “quando sono debole, è allora che sono forte” (2Cor 12,10).

    È davvero triste che ci siano persone (io pure ne conosco), magari anche impegnate nella carità verso questi nostri fratelli, ma che pensano che la loro vita, in fondo, non sia degna di essere vissuta… eppure la storia umana dovrebbe averci ben insegnato le conseguenze pratiche di questo modo di pensare!

    Il miglior commento a quanto scrivi mi sembra che possa essere questo video, che ritrae Silvana a Settembre 2012, a 72 anni di età, di cui 52 di malattia, e a meno di un anno dal suo ritorno al Padre, avvenuto l’8 Luglio 2013.
    Non aggiungo altro, se non che è davvero un video da gustare!
    https://www.youtube.com/watch?v=5V-NVv0YMbE

    Non ho mai avuto la gioia di incontrarti di persona, ma la settimana scorsa ho avuto il piacere di conoscere fratel Lucio, al deserto di Luglio organizzato dal Centro Missionario “padre De Foucauld” di Cuneo. Prima o poi, a Dio piacendo, spero di poter parlare “de visu” anche con te.

    Grazie per le tue schegge e per la tua testimonianza, preziose anche per persone come me, che non hanno mai avuto la possibilità di incontrarti di persona.

    Pace e Bene!
    Mario

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