Treno affollato, come sempre. Passa il controllore, come raramente. “Biglietto” intima ad un tipo benvestito. “Non ce l’ho.” “70 taka, più la multa di 500”. “Lo
sconto?”. Pausa, silenzio, ammiccamento. “Mi dia 50 taka”. “Ma poi?” “Poi, nessun problema”. Le 50 taka passano di mano, il biglietto non si vede. Stessa
scena con un buon numero di passeggeri, e dopo una ventina di minuti il treno si ferma, in campagna. Un’occhiata dal finestrino… manca pochissimo alla
stazione. I passeggeri che hanno avuto lo sconto scendono e proseguono a piedi. Il treno riparte per la fermata ufficiale, dove altri controllori sono all’erta,
e scendono quelli che hanno il biglietto. Nessun problema.
Archivio mensile:Ottobre 2014
Simpatia
Lo sciagurato aveva tranciato obliquamente un grosso filo di ferro per fissare il pignone della ruota del suo riksciò, parcheggiato nel bazar in mezzo alla
strada. Arrivo io, zigzagando lentamente tra un carretto, una capra, una bancarella, un mendicante; urto leggermente il riksciò, e la ruota quasi nuova si
squarcia… neanche avessi usato un coltellaccio. Naturalmente non so dove siano gli attrezzi, naturalmente i giovanotti che accorrono montano il crick dalla
parte sbagliata, naturalmente la ruota di scorta è sgonfia, naturalmente fa un gran caldo, e naturalmente si mette a piovere… Non ne possiamo più.
Naturalmente abbiamo parecchi spettatori che commentano; fra gli altri, una famigliola musulmana povera povera che ha la capanna proprio dove siamo
fermi. Pian piano, passano dalla curiosità alla simpatia per suor Dipika con il suo abito bianco, e per me, straniero accaldato che balbetta la loro lingua. Dopo
qualche esitazione e consultazione fra marito, moglie, zia, nonna e vicini di casa, ci invitano nel cortile, offrono acqua, comprano biscotti per rifocillarci, e
poi ci invitano per il pranzo. Ancora una volta, il Bangladesh si fa voler bene.
Al tuo paese
Dopo la parentesi in Myanmar, di nuovo in Bangladesh.
P. Giulio si azzarda a viaggiare in moto nonostante sia stato proclamato un “oborodh”, blocco totale della circolazione. Altre volte ce l’ha fatta, ma questa volta incappa in un posto di blocco dall’aria aggressiva. “C’è oborodh, non deve circolare nessuno.” “Ma io pensavo che l’adesione agli scioperi e agli oborodh fosse libera, partecipa chi è d’accordo…” “No, devono partecipare tutti, non importa quello che pensano, e tu non puoi circolare” “Ma questa non è democrazia!” “Se vuoi la democrazia, vai a cercarla al tuo paese”” “D’accordo, vado subito”: ingrana la marcia e li lascia con un palmo di naso…
Scheggette birmane 2
Le suore di Maria Bambina avevano accanto a Taunggyi un piccolo centro per ospitare persone con handicap mentali e fisici. Fratel Felice Tantardini aveva lavorato sodo alle modeste costruzioni, ed è stato sepolto là in una semplice tomba spesso visitata da parecchi. In questi anni le strutture sono aumentate e migliorate, pur restando semplici e povere, e undici suore, tutte del Paese, si prendono cura di 205 ospiti, oltre a 32 piccoli orfani. New Humanity ha allestito una sala di fisioterapia come si deve.
L’unico seminario maggiore del Paese, che serve 16 diocesi con un milione di cattolici, è stato suddiviso in tre: filosofia vicino a Mandalay, e spiritualità a Taunggyi, mentre la teologia è rimasta a Yangon; ci sono un totale di quasi 350 seminaristi, in locali molto ridotti. Dal prossimo anno, si avvia il nuovo seminario di teologia a Loikaw, raccogliendo candidati di 5 diocesi, tutte fondate dal PIME.
Mi racconta p. Charles: “E’ venuto a trovarci p. *** e si stupiva perché ricordiamo continuamente il PIME e il suo lavoro. Come non ricordare? Siete voi che ci avete fatto conoscere Gesù!”
Scheggette birmane 1
Per un osservatore occasionale, è cambiato qualcosa in questi ultimi anni?
Il traffico, aumentato, rimane calmo e ordinato, quasi silenzioso. Innumerevoli le moto piccole e gli scooter, niente motori ruggenti. Moltissime, forse la maggior parte, sono guidate da donne… e questo sorprende davvero chi viene dal Bangladesh!
Si costruisce molto, ma non ho visto “mostri” edilizi. Taunggyi continua a tenere industrie e case popolari ai piedi del monte, mentre uffici, scuole, banche, alberghi stanno su e possono permettersi di apparire un’isola felice, ricca di pagode scintillanti, fresca e tranquilla.
La moda cambia, le ragazze hanno ancora i capelli lunghi, ma non incredibilmente lunghi come prima. Gli abiti tradizionali rimangono, per uomini e donne, largamente più usati dei jeans e delle magliette.
Pubblicità? Le marche di birra dominano incontrastate, seguite dalle creme e dalle varie miscele solubili “three in one”: caffè, polvere sostitutiva del latte, zucchero. Noi lo chiameremmo cappuccino. Non vedo (per adesso) lavatrici né frigoriferi.
Di politica prima si taceva, ora si sussurra. Speranza contenuta, fierezza quando si usa il passato: “C’era la dittatura militare”, o il futuro: “L’anno prossimo nuove elezioni”. Si guarda con desiderio a paesi più “progrediti”, ma anche con timore, consapevoli che non tutto è oro quello che luccica. Non sembra che ci sia la corsa ad imitare, ma la voglia di essere se stessi, in libertà.
Molte regioni che prima erano chiuse perché afflitte da guerriglia, ora sono pacificate, e si lavora intensamente per trovare accordi anche dove ancora si combatte, specie nell’ovest. Si tratta, si spera, ma rimane una domanda che rode dentro: si potrà mai credere che manterranno le promesse? L’esercito è ancora “blindato”, saldamente in mano solo ad alti ufficiali di etnia birmana e religione buddista.