“Pronto! Padre, come stai?” “Bene, grazie, ma tu chi sei?” “Non mi riconosci? Ma come! Sono Shilpy, la tua figlia” Già, ne ho così tante che ho perso il conto… Fatico parecchio, poi mi torna in mente. Bisogna andare indietro di 10 anni (circa), avevo pure scritto una scheggia su Shilpy e Kolpona, due amiche del sud venute a Uttora per cercare lavoro, che vivevano sul tetto di una casa in costruzione ricamando la sera e lavorando in fabbrica tutto il giorno per aiutare le famiglie. Su una precaria scaletta eravamo andati a trovarle, nel buio dell’inverno e nel fango della stradetta. Avevano offerto il te’ a me, a suor Emilia, e un altro, mi pare fosse Hilarius. Avevano fatto bere prima il reverendo, poi – scese a piano terra e accuratamente lavato all’unico rubinetto disponibile l’unico bicchiere di loro proprietà – la reverenda, e poi il laico. Ci eravamo rivisti qualche volta, venivano a Messa quando potevano, e alla fine mi avevano chiesto un regalone: un aiuto per completare la somma necessaria a comprarsi una macchina per cucire. Le aiutai, la comprarono, e poi mi diedi dell’ingenuo: scomparvero dalla circolazione senza un saluto; un “caso” fra i tanti di poveri che non riesci ad aiutare perché sono pasticcioni – o imbroglioni. E ora, come piovuta dal cielo, mi chiede al telefono: “Ma come, non mi riconosci? Senti, vengo a Dhaka per vedere il Papa, e vorrei proprio incontrarti”.
Così se ne arriva la mattina del fatidico 30 novembre, giorno dell’arrivo del Papa che l’indomani celebrerà al parco. Ha il faccino simpatico di allora, qualche chilo in più, e – per buona misura – un marito e un figlio di 5 anni. Mi chiede scusa perché se n’era andata senza dir nulla: “Kolpona s’era ammalata gravemente, siamo tornate di corsa a casa, ho perso il tuo numero di telefono e non ho più potuto rintracciarti” E la macchina per cucire appena comprata? “Una benedizione! L’ho portata con me, e da allora vivo lavorando a casa. Mio marito è catechista parrocchiale, guadagna poco, ma è un uomo che vale molto più di quel che guadagna… mia suocera poi è ancora meglio: ho perso la mamma da piccola, e ora l’ho ritrovata. E’ stato mio marito a rintracciarti, chiedendo di qua e di là a preti e suore il tuo numero di telefono. Anche lui ti conosce, grazie alle mie chiacchiere…” E Kolpona? “Guarita, sposata, ha un bambino. Ci vediamo spesso…”
Chissà se mi sta leggendo quel gentile signore che, dopo aver letto la scheggia su Shilpy e Kolpona (come dicevo, circa 10 anni fa) mi mandò una donazione per loro? Allora non la consegnai: erano irreperibili. Ora – se mi sta leggendo – sono lieto di potergli dire che il suo aiuto s’aggiungerà ai risparmi che Shilpy e marito stanno accumulando per comprarsi una macchina nuova, e più moderna…
Archivio mensile:Dicembre 2017
Visita del Papa e dintorni 1
La visita del Papa in Bangladesh, con tutto il movimento che ha creato per la preparazione e lo svolgimento, coinvolgendo almeno 90mila persone (una più, una meno…), ha avuto contorni vari, che non fanno notizia, ma fanno realtà.
Così per l’anziano Tripura che, dopo aver coraggiosamente deciso di lasciare il suo villaggio ha affrontato, per la prima volta, l’infinito viaggio fino a Dhaka. Arrivato stanco morto nella caotica città, capisce subito che qui ci sono sì le fermate degli autobus, ma gli autobus non si fermano, al massimo rallentano. Così, quando vede che l’autobus su cui si trova sta passando davanti a un cancello e gli dicono “qui arriverà il Papa”, salta giù al volo, e assaggia la consistenza del malandato asfalto della capitale, per poi sperimentare la premurosa (si fa per dire) assistenza degli ospedali della capitale stessa. Non ha visto il Papa, ma ora sta bene ed è tornato al villaggio.