Per un osservatore occasionale, è cambiato qualcosa in questi ultimi anni?
Il traffico, aumentato, rimane calmo e ordinato, quasi silenzioso. Innumerevoli le moto piccole e gli scooter, niente motori ruggenti. Moltissime, forse la maggior parte, sono guidate da donne… e questo sorprende davvero chi viene dal Bangladesh!
Si costruisce molto, ma non ho visto “mostri” edilizi. Taunggyi continua a tenere industrie e case popolari ai piedi del monte, mentre uffici, scuole, banche, alberghi stanno su e possono permettersi di apparire un’isola felice, ricca di pagode scintillanti, fresca e tranquilla.
La moda cambia, le ragazze hanno ancora i capelli lunghi, ma non incredibilmente lunghi come prima. Gli abiti tradizionali rimangono, per uomini e donne, largamente più usati dei jeans e delle magliette.
Pubblicità? Le marche di birra dominano incontrastate, seguite dalle creme e dalle varie miscele solubili “three in one”: caffè, polvere sostitutiva del latte, zucchero. Noi lo chiameremmo cappuccino. Non vedo (per adesso) lavatrici né frigoriferi.
Di politica prima si taceva, ora si sussurra. Speranza contenuta, fierezza quando si usa il passato: “C’era la dittatura militare”, o il futuro: “L’anno prossimo nuove elezioni”. Si guarda con desiderio a paesi più “progrediti”, ma anche con timore, consapevoli che non tutto è oro quello che luccica. Non sembra che ci sia la corsa ad imitare, ma la voglia di essere se stessi, in libertà.
Molte regioni che prima erano chiuse perché afflitte da guerriglia, ora sono pacificate, e si lavora intensamente per trovare accordi anche dove ancora si combatte, specie nell’ovest. Si tratta, si spera, ma rimane una domanda che rode dentro: si potrà mai credere che manterranno le promesse? L’esercito è ancora “blindato”, saldamente in mano solo ad alti ufficiali di etnia birmana e religione buddista.