Pasticceria acrobatica

L’autobus si chiama VIP, cioè “Very Important Persons”, come dice una scritta sul fianco, scrostata e impolverata. Appare in condizioni generali pericolosamente al di sotto della media cittadina, ma scorgo qualche posto disponibile e, messe da parte le paure (avrà i freni?) e gli scrupoli (posso infiltrarmi fra le “Persone Molto Importanti”?) salgo a bordo. L’autista è degno del veicolo: partenze a strappo, arresti a blocco, zigzag arditissimi fra buche, rikscia, pedoni… no, i pedoni no: sono loro che devono scostarsi se vogliono salvare la pelle… Due o tre fermate, e sale al volo un giovanotto che regge sul palmo di una mano un largo vassoio con… che cosa diavolo è quella roba? Sembra una polenta appena scodellata da una grossa forma per torte. Gialla è gialla, ma come fa a essere polenta? Non ne ho mai viste in Bangladesh… Il giovanotto sembra perfettamente a suo agio. Parlotta con le passeggere della prima fila, mentre io aspetto (desidero?) il momento in cui, per uno scossone più violento degli altri, rovescerà la polenta sulla testa di una di loro o, in alternativa, sollevando il vassoio per far passare chi entra o esce nel corridoio fra i sedili, raggiungerà le pale del ventilatore provocando una tempesta di polenta. Ad un certo punto, abbassa il vassoio, e tira fuori dalla polenta una specie di grosso sigaro avvolto in una foglia verde. Lo porge con un sorriso ad una robusta signora in “burka”, che gli dà qualcosa (soldi?) e si mette a mangiare sotto il velo. Guardo meglio: la presunta polenta, rotonda, dall’altro lato è bianca, e qua e là sui fianchi ben rifiniti occhieggiano le punte di altri simil sigari verdi. Mi viene un dubbio: che sia una torta alla crema? Malvagiamente mi dico che potrò scoprirlo quando si rovescerà, o finirà nelle pale del ventilatore. Ma il giovanotto, agilissimo, ondeggia, molleggia, si piega, si alza e si gira secondo le esigenze del viaggio, e la polenta/torta rimane saldamente sul vassoio, che a sua volta rimane saldamente sul palmo della sua mano. Altri passeggeri comprano e mangiano altri presunti sigari con evidente soddisfazione, e io mi avvicino pericolosamente alla decisione di comprarne uno per assaggiarlo. Poi, il pensiero di moltitudini di germi e batteri mi assale, e vigliaccamente rinuncio. Il mio vicino di posto sembra non mostrare interesse alla faccenda finchè si alza, sfiora la torta e scende. Il giocoliere tortifero s’illumina di gioia, e si siede accanto a me. “Bravo – penso io – così si rovescia adesso, mi devasta i calzoni e mi riempe i sandali…”Ma non succede, e ho modo di guardare da vicino. Non è polenta, nè torta alla crema, potrei chiamarla uno sformato di cocco grattugiato, colorato di giallo, o bianco, certamente con “colori consentiti dalla legge” e rigorosamente biologici… Conversazione: fra i rumori del bus e della strada, i clacson, e la pronuncia del giovanotto, non capisco quasi niente, se non che lui stesso è autore del capolavoro, e che quello che resterà della montagnetta di cocco grattugiato ha come destinazione una festa di nozze. Vuole che compri un “sigaro”, e al mio “no” sorridente non s’arrende: prende un grosso pizzico di cocco e me lo mette in mano: “Assaggia, te lo regalo io!” Sì, è proprio cocco con un po’ di zucchero e tanto colore, oltre all’invisibile legione di germi e batteri. Il pasticcere acrobatico scenderà poco prima che scenda io, dicendo che si augura di rivedermi, e che senza dubbio la prossima volta comprerò il “sigaro”. Probabilmente ha ragione.

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