Ci ha lasciati in punta di piedi il 29 luglio, nella casa di Lecco dove risiedeva da qualche anno, il fisico in buone condizioni, la mente colma di ricordi vivi ma disordinati, quasi sempre spersa a ricercare la sua vita passata in Bangladesh.
Ha vissuto e lavorato in Pakistan (poi Bangladesh) per 57 anni, realizzando un numero imponente di opere varie: scuole, dispensari, parrocchie…
Ma non solo costruzioni! L’arcivescovo di Dhaka, un religioso, diceva: “Ho capito la vocazione del prete diocesano conoscendo p. Canton, il suo attaccamento alla parrocchia, il pensiero costantemente rivolto alla sua gente. La mattina era lui a suonare la prima campana e poi andava in chiesa, a pregare e aspettare che arrivassero i fedeli. Noi religiosi “lasciamo” la comunità per dedicarci alla pastorale, per lui la pastorale era tutto: impegno, comunità, famiglia.”
A volte burbero e spiccio, autoritario, decisionista, sapeva trattare con chiunque e aiutare tutti, anche se parlava un bengalese che noi, per prenderlo in giro, chiamavamo “cantonese”. Nel difficile periodo della guerra e del dopoguerra la sua autorevolezza venne riconosciuta da tutti e fu utile a molti. Aveva il gusto della competizione: se p. Gerlero costruiva un ostello a Bonpara, lui doveva costruirlo più grande a Borni, se un altro spendeva poco per comprare il riso, lui doveva riuscire ad averlo a meno ancora. Competizione benevola, un po’ sbruffona, che favoriva le battute e l’amicizia con tutti.
Sempre ottimista e infaticabile; p. Quirico Martinelli scrive rivolgendosi a lui: “Mai Paura! Era la tua frase ricorrente… Di fronte ai guai e ai fallimenti (e ne hai avuti anche tu, senza farlo sapere troppo in giro…) riprendevi di nuovo come se niente fosse, senza scoraggiamenti e lamenti. “Mai paura” e forse aggiungevi nel tuo cuore ” Il Signore c’e’ ! “. Sei stato il mio primo Parroco. Ero arrivato dall’Italia che avevo 25 anni, tante idee, tanto entusiasmo, ma un giovincello senza esperienza. Mi hai insegnato prima con l’esempio che con le parole (non facevi tanti discorsi) a lavorare sodo per il Signore, senza perder tempo, e ad amare la gente. Gente semplice ed insieme difficile, che tante volte ti faceva arrabbiare: allora gridavi, tanto che ti sentivano anche al di la’ del fiume… e io accorrevo pensando che fosse successo chissà che cosa e invece niente, erano problemi normali, di tutti i giorni. La gente ha però un sesto senso per capire che erano parole che venivano dal cuore e ti voleva bene: avrebbe fatto qualunque cosa per te.”
Qualche volta mi disse: “Fra poco lascio, torno in Italia in una parrocchietta di montagna nel mio Friuli, dove stare finalmente tranquillo”. Gli rispondevo: “Canton, quella parrocchietta non esiste, non è stata ancora inventata…” Infatti, ha lasciato il Bangladesh proprio contro voglia, solo quando la mente ha incominciato a tradirlo.
Mi piace pensare che, arrivato in Paradiso, abbia subito detto: “Date un’occhiata giù, alla svelta: quando c’ero io certe cose non succedevano, hanno bisogno di aiuto. Ascoltate me e mettiamo a posto tutto…” Speriamo che lo ascoltino!