Gli piace girare, cercare, conoscere, incontrare, promettere, progettare oltre i confini del compito rivevuto. Intraprendente e arruffone, come un cane da tartufi, dove altri non trovano nulla, p. Dominic (diocesano di Dhaka) scopre dove vivono famiglie cristiane isolate, gruppetti di tribali battezzati da evangelici e poi abbandonati a se stessi, persone in ricerca. Gli piace pure fissare punti di riferimento stabili, dove gli pare che saranno utili. Quattordici anni fa, mi chiese aiuto per comprare un terreno che a suo parere sarebbe potuto diventare un piccolo centro cristiano. Avevo ricevuto una donazione da usare liberamente e mi fidai, dandogli una mano. Per un bel po’, non si vide nulla.
Intanto, p. Gianantonio Baio ritorna in Bangladesh dopo vari anni di servizio in Italia. Ha le sue idee e preferenze, e il Vescovo di Rajshahi, che lo conosce, tempesta e insiste perchè vada nella sua diocesi dove: “c’è molto più bisogno che altrove”. P. Baio lascia decidere al superiore regionale del PIME, che accoglie la richiesta del Vescovo di Dhaka, e lo manda a Khewachala, zona rurale verso nord, dove c’è una cappella con una scuoletta, e dove le Missionarie dell’Immacolata-PIME hanno avviato un ostello per ragazze. P. Gianantonio va, mandando sulle furie l’Eccellentissimo di Rajshahi, che si sente “tradito” da lui e dal PIME… Non passa molto tempo, e l’Eccellentissimo viene trasferito; proprio a Dhaka, diventando addirittura “arci” vescovo! Il “traditore” candidamente gli comunica che è pronto – se vuole – ad andare a Rajshahi, dove “c’è più bisogno”. E lui risponde che è stata una sua magia a fare andare le cose in questo modo… Sono passati quasi dodici anni. L’area è diventata un formicaio di fabbriche con migliaia e migliaia di operai provenienti da ogni dove. Un’insperata serie di provvidenziali interventi di amici e fondazioni, permette di sviluppare le strutture della missione molto rapidamente. Ora Khewachala, oltre all’ostello per ragazze, vanta una bella, ampia chiesa, una scuola dalla sesta alla decima, e annesso campo di calcio, un ostello per ragazzi che vengono da famiglie povere e scombinate, una casa parrocchiale di rispetto; tutte opere del (quasi) architetto p. Ezio Mascaretti. Tanti i contatti stabiliti con gruppetti di cristiani che lavorano in stabilimenti e fattorie della regione. C’è pure un Centro dove p. Gianantonio sognava di offrire agli operai e operaie della zona un punto di incontro informale, di riposo e di conversazione negli intervalli del lavoro; ma il sogno per ora rimane tale, l’ambiente non sembra preparato. E il “tartufo”, il terreno comprato da p. Dominic? E’ a circa 20 chilometri di distanza da Khewachala, di cui è diventato un sottocentro, con un semplice, vivacissimo “asilo nido” residenziale. Le suore locali “Shanti Rani” si sono adattate ad alloggi più che modesti e ristretti, i bimbi e le bimbe non si sono fatti problemi e hanno gustato il loro affetto e le loro cure. Ora anche lì, a Shimulia, c’è una piccola bella chiesa e ci sono pure fedeli che la frequentano, oltre al conventino, al dispensario medico e all’ostello. Il 17 luglio P. Gianantonio, e con lui il PIME, ha passato il tutto alla diocesi, che lo affida a due giovani preti diocesani, e progetta di nominarne primo parroco, fra non molto, proprio p. Dominic… il “cercatore”.