Stunting

Non so come tradurre esattamente questa parola, che significa malnutrizione, ma intendendone anche le conseguenze: le persone “stunting” sono più piccole e minute, di salute più fragile, più lente nell’apprendimento. Si calcola che in Bangladesh il 43% dei bambini sotto i 5 anni sia “stunting” con tutte le conseguenze del caso, compresa l’irreversibilità: pare che i danni provocati dalla nutrizione insufficiente o sbilanciata nei primi 5 anni di vita siano definitivi. Crescendo, questi bambini avranno: meno possibilità di andare a scuola, meno possibilità di rimanervi, meno possibilità di trovare un lavoro ben retribuito, cinque volte più facilità ad avere gravi diarree, più probabilità di morire giovani.

Armenitola

Uno dei monumenti storici più noti di Dhaka è la chiesa armena dedicata alla “Santa Risurrezione”, nel cuore della città vecchia. Risale al 1781, quando fu costruita per rimpiazzare un’antica cappella, ormai  insufficiente per la comunità degli Armeni divenuta numerosa tanto da dare il nome al quartiere: Armenitola. La presenza di questo popolo a Dhaka risale al XII secolo, quando si stabilirono come mercanti sulle rive del fiume Buriganga. Nel tempo, si adattarono abilmente ai cambiamenti politici e religiosi, e con l’arrivo degli Inglesi si riciclarono come intermediari nel commercio degli Europei con il Bengala. Furono loro, nel 1848, ad aprire la “Pogose School“, la prima scuola privata della città, che ancora esiste. Dopo l’indipendenza (1947) la comunità si è dissolta, in parte assorbita con matrimoni misti nel giro degli angloindiani o dei cristiani bengalesi, in parte emigrata. La chiesa è ben tenuta e custodita da Martin, forse l’ultimo Armeno genuino residente a Dhaka. Impensabile tenervi celebrazioni regolari, perché il traffico dei vicoli circostanti è tale da rendere impensabile che i fedeli anche fedelissimi possano arrivarvi ogni settimana. Occasionalmente si tengono concerti, incontri di preghiera, conferenze religiose a cura delle varie denominazioni cristiane: un luogo ecumenico.

Prevenzione

Anni fa i delinquenti morivano di infarto durante gli interrogatori della polizia, poi ci fu un improvviso miglioramento della salute e iniziarono a morire uccisi dal “fuoco incrociato” in un conflitto fra polizia e i loro complici che tentavano di liberarli; recentemente questi tentativi di liberare sono scomparsi, e i delinquenti muoiono in un conflitto a fuoco nel momento in cui stanno per essere arrestati. A centinaia.
Ma che fare con i fastidiosi difensori dei diritti civili? O quelli che denunciano intrallazzi? O quelli che protestano per avere la loro parte nei guadagni illeciti? Arrestarli o dire in giro che sono stati uccisi in una sparatoria non è plausibile. E allora scompaiono. In poco più di due anni, da quando questo governo sta in carica, sono esattamente 100 le persone sequestrate e scomparse; di 21 sono stati trovati i cadaveri, 3 sono usciti vivi, degli altri non si sa nulla.
Il più recente è un certo Ilyas Ali, medio calibro dell’apparato del BNP, il partito di opposizione, sequestrato insieme al suo autista da otto uomini scesi da due auto, e sparito nel nulla. Quest’ennesimo episodio ha offerto al BNP un’ottima ragione per incattivire gli scioperi generali che già aveva in programma per una serie infinita di ragioni tanto vere quanto vaghe. Tre giorni consecutivi di “hartal“, cioè di blocco totale di tutte le attività e dei movimenti su strada anche privati, seguiti da una breve pausa con “ultimatum”, poi altri due giorni…  e poi non sappiamo. Il governo cerca di intimidire facendo preventivamente bastonare alla grande e cacciare in prigione i più accaniti (o presunti tali) sostenitori dello sciopero; l’opposizione brucia autobus dalla sera prima che inizi lo sciopero, per far capire che non si scherza. In uno degli autobus, parcheggiati, stava dormendo l’autista, bruciato pure lui, e negli scontri qualche morto ci scappa sempre… spiacevoli incidenti di percorso, prezzo da pagare per il bene del popolo e per salvare la democrazia.

Mestieri

Non credo che gli stipendi siano invidiabili, comunque uno può campare anche:
– viaggiando sul cassone di un camion carico di barili colmi d’acqua e di pesci vivi; il suo compito è di    ossigenare l’acqua muovendola continuamente, in   superficie, con le mani. Ogni barile un uomo. Arrivati a destinazione, si scaricano i barili e si continua, finché il pesce viene venduto.
– passando le notti su una piattaforma fra i rami di un grosso albero di lichi. Bisogna gridare di tanto in tanto, battere su latte vuote appositamente   sistemate in loco, fischiare. Per cacciare i pipistrelli e salvare i frutti.

Capretta

Sette o otto anni, minutina, aspetta pazientemente all’ombra di un grosso albero. Appena arriva un treno, entra in azione. In fretta in fretta,  a piedi nudi sul breve marciapiede e sulla lunga massicciata di pietre aguzze, ispeziona più volte, avanti e indietro, i lati del lungo convoglio. Raccoglie le bucce di banana gettate dai passeggeri, e nutre la sua capretta.

Vangelo

Hanno messo insieme un piccolo rifugio per bimbi poverissimi, in due casette di lamiera con cucina all’aperto e servizi igienici di fantasia, aiutati da volontari, quasi tutti hindu. Quando vado a trovarli non può mancare il teatrino con canti e danze. Il giovane che dirige la baracca preannuncia un canto, una danza con consegna di fiori all’ospite, un misterioso “pezzo forte” della serata, seguito da un altro canto e un’altra danza. Aspetto incuriosito il “pezzo forte”. Il presentatore porta in mezzo a tutti un bimbo di circa 7 anni cresciuto quasi selvaggiamente: abbandonato dalla mamma poco dopo la nascita, è sopravvissuto da solo in una stanza con il cibo passatogli dal papà nonostante la palese ostilità della nuova moglie. Alla fine, il padre lo ha portato lì dicendo: “Non capisce niente e non serve a niente. Ve lo lascio. Se vive, bene, se muore, è un pensiero in meno anche per voi.” Non parla, perde bava dalla bocca, non sa mangiare decentemente, nè pulirsi, cammina storto, ha un viso bellissimo. “Ecco il nostro principe – dichiara il giovane. Ci canterà una canzone e anche se non capiamo le parole sappiamo che sono belle.” Il bimbo sprizza felicità. Canta a squarciagola una melodia sgangherata, senza riuscire a pronunciare una sola parola, solo “ahh, ahh”. Appalusi scroscianti e sinceri di tutti. Il presentatore lo abbraccia e gli dice: “Sei stato bravo, e ora davanti a tutti dici: Bravo”.

Lo dice. E’ la sua prima parola.

Un pezzo di vangelo vissuto nelle campagne sud del Bangladesh.

Treni

La stazione di Rajshahi, non molto grande, è nuova, bella e quasi pulita. Ma viaggiare in treno significa tornare alle esperienze ferroviarie nell’Italia degli anni ’50. Con qualche guaio in più, come la caccia ai contrabbandieri che al passaggio del treno lungo il confine indiano a Hili riescono a caricare incredibili quantità di merci varie – soprattutto sari – nei modi e posti più incredibili. Le guardie fermano il treno, pescano qualche robusta signora occasionalmente vestita con 2 o 3 sari sovrapposti, e altri piegati dietro la schiena a formare una gobba, se ne fanno dare uno o due e la lasciano andare. Poi si riparte.

Cipolle

Oggi 14 aprile 2012 si celebra il Capodanno Bengalese: Poela Soisak 1419. Festa nazionale, le strade sono libere, e infatti l’autobus fila che è un piacere; da non crederci.
Banessor Bazar è un paesone a pochi chilometri da Rajshahi sulla grande strada che va a Dhaka e a Bogra. Anche lì hanno pensato che il traffico sarebbe stato scarso, e ne hanno approfittato per prendersi uno degli sfizi più succulenti dei commercianti bengalesi: mettere le merci sulla strada. L’autobus arriva spedito, e “s’incastra” fra cataste di sacchi di cipolle, tricicli a motore traboccanti di cipolle, enormi quantità di cipolle ammucchiate direttamente sulla strada, rikscio con passeggeri seduti su sacchi di cipolle, portatori con sacchi di cipolle sulla testa, carretti a mano, buoi e camioncini stracolmi di cipolle. Trentun minuti di litigi, chiasso, sforzi erculei per spostare a mano cassoni pesantissimi, risate, indifferenza, filosofia spicciola e rabbia, prima di riuscite a filarsela via.