Amado

Febbraio 2012. Riuniti per gli esercizi spirituali, un pomeriggio assistiamo al film “Uomini di Dio”, poi prendiamo  tempo per condividere impressioni, emozioni e idee sollecitate da quell’ottimo lavoro, molto significativo e stimolante per noi che viviamo in ambiente islamico. Dopo i primi interventi, si fa sentire anche p. Amado. Prete della diocesi di Santa Fé de Antioquia (Colombia), p. Higuita Gomes Amado è con noi da 7 anni, associato al PIME come missionario in Bangladesh. Alto e robusto, simpatico e sorridente, p. Amado non manca mai ai nostri incontri, partecipante tanto attento quanto silenzioso. Ma oggi non trattiene la piena del cuore. “Quelle che abbiamo visto, per voi sono cose possibili, per me sono state un ritorno a ciò che ho vissuto…”. Ci narra della sua vita come assistente e parroco sui monti della sua terra, della guerriglia, dei trafficanti di droga che distruggono, minacciano, uccidono, dei suoi amici preti assassinati, dei rischi personali che ha corso, delle ore trascorse fra due fuochi.
Nell’incontro del 23-24 ottobre scorso, p. Amado ha ripreso la parola come presidente dell’Eucaristia e poi per condividere la sua esperienza che terminerà nel dicembre prossimo, con il suo ritorno a Santa Fé de Antioquia. Considera questi anni fra noi come estremamente positivi e costruttivi. Ci ha parlato dell’ascolto della Parola di Dio, nella Bibbia e nella vita, ci ha ringraziato di tantissime cose imparate dal Bangladesh, dalla sua gente e da noi. A noi dispiace che se ne vada, e ci resta un poco il rammarico di non aver saputo cogliere appieno la sua ricchezza interiore e di esperienza.

Novità

Dopo oltre tre mesi di assenza, novità nel Paese?
Com’era da aspettarsi, la violenza politica con l’avvicinarsi delle elezioni è aumentata, anche tra fazioni dello stesso partito, con ferimenti, uccisioni, saccheggi e incendi. Unghiate e morsi delle belve che temono di dover lasciare presto il potere e si contendono gli ultimi brandelli di carne, o si sbranano nel tentativo di avvicinarsi alla preda o di non mollarla.
Si continua a dire che il ponte per unire Dhaka a Khulna, nel sud ovest, si farà, anche se già molto prima di iniziare, i finanziamenti esteri sono a rischio perché la corruzione appare troppo evidente. Gli studenti che aspettano da mesi e mesi di dare gli esami di baccalaureato continuano a languire nell’incertezza: ancora non è stata fissata la data, che certamente verrà dopo le elezioni di inizio anno; ma dopo quanto?
Un forte clima di paura e sfiducia si è diffuso fra le minoranze hindu, cristiane, e buddiste, specialmente nel sud. Le speranze che questa coalizione “laica e progressista” riconoscesse nel diritto e nei fatti i loro diritti, per proteggerli e permettere loro di crescere, sono alle spalle. Davanti c’è lapreoccupazione che si vada di male in peggio.

Prove generali

Alle prove generali, si fa tutto “come se” il pubblico fosse presente, ma si sa che il pubblico non c’è, e l’occasione determinante arriverà subito dopo. A quasi 70 anni una malattia che in passato incuteva paura, ma da cui puoi guarire bene con un poco di pazienza e cure relativamente recenti, è un’ottima prova generale.

Selezione

Se il medico sospetta una tubercolosi, ti manda a fare l’esame dello sputo nei centri di una ONG locale, il BRAC, convenzionati con il governo. Positivo? Significa che puoi trasmnettere ad altri la malattia, per questo sei selezionato per ricevere le medicine e i controlli gratis per 6 mesi; se necessario anche il ricovero nei centri specializzati. Negativo? Ti dicono che non è TB. Io sarei stato rimandato a casa come non TB. Invece ci sono molti altri casi non contagiosi, polmonari ma specialmente di altri organi: ghiandole, ossa, cervello, intestino, ecc. Per questi, niente diagnosi e niente cure. Dicono le statistiche che ogni anno in Bangladesh muoiono circa 65-70.000 persone per tubercolosi non curata o curata male.

Strada d’onore

In onore del nuovo Vescovo, il primo originario della diocesi, l’amministrazione comunale di Khulna, formata da musulmani con qualche indù, vuole onorare l’illustre concittadino, ma si trova in ben comprensibile imbarazzo: come? Con che cosa? Cos’è un vescovo? E una diocesi? Per non inoltrarsi in possibili gaffe religiose, vanno sul sicuro, e decidono di far asfaltare il breve tratto di stradina che porta dalla strada principale alla chiesa, un centinaio di metri. Fervono i lavori, ma chi può immaginare che questi monsignori-vescovi-diocesani- e via con nomi strani siano tanto puntuali? Alle 17, ora indicata nel programma per avviare il corteo verso la cattedrale, tutti sono pronti, ma la strada no. Fermi tutti! Il rullo compressore arranca avanti e indietro alla massima velocità compatibile con la sua natura,  per spianare il sottile strato d’asfalto bollente, sotto lo sguardo curioso di spettatori di ogni religione. Auto, moto, bici, tricicli, carretti, pedoni e monsignori aspettano un’ora esatta, e poi percorrono festosamente cento metri di scintillante asfalto nero.

Bi-battezzato

Il 15 giugno 2012, dopo lunga attesa, è stato consacrato vescovo di Khulna mons. Romen Teofano Pietro Giacomo Boiraghi, successore del vescovo Bijoy, trasferito nella nuova diocesi di Sylhet. Nato nel 1955, diocesano, conosce bene pregi e difetti di questa diocesi estesa, con pochi cristiani e molti problemi.
Quella zona era stato il punto di partenza dei missionari del PIME, in Bengala dal 1855, che vi avevano fondato diverse missioni passando poi la mano ai Salesiani (1926), a loro volta sostituiti dai Saveriani (1952) che diedero anche il primo Vescovo. Uno dei “senior” fra i Saveriani, P. Marino Rigon, ha fatto conoscere in Italia Tagore, di cui ha pubblicato diverse traduzioni. Proprio lui in occasione dell’ordinazione ha fatto circolare una “memoria storica” a riguardo del nuovo vescovo, suo “pupillo” di cui va molto fiero. Era allora giovane assistente di parrocchia, e – andato a visitare il villaggio della famiglia Boiraghi, istruita e benestante – seppe dalla mamma raggiante che le era appena nato un figlio in ottima salute. Torna alla missione e ne parla con il parroco, che sentenzia: lo battezzo io! Ma P. Marino ci tiene al primato, e il giorno dopo parte con gli attrezzi del caso, e battezza il marmocchio con il nome Teofano. Torna trionfante alla missione e annuncia il fatto compiuto al parroco, che non si dà per vinto, dichiara il battesimo illegittimo e forse invalido, chiama la famiglia alla parrocchia e ribattezza con il nome di Pietro il pupo, ignaro di tutto – o forse sorpreso per l’abbondanza delle lavate di capo… Il registro dei battesimi – assicura p. Marino – reca imperitura testimonianza scritta della litigata fra i due missionari, e del bibattesimo. Che fu in qualche modo premonizione, o radice della futura ordinazione episcopale?

30 settembre

Ci eravamo lasciati il 20 giugno scorso con una Scheggia uscita in “edizione speciale”, in cui informavo che dovevo curare la tubercolosi, e mi prendevo una vacanza fuori programma fino a settembre. Riesco a mantenere l’appuntamento saltando sull’ultimo vagone, e proprio il 30 settembre riprendo i contatti.
Un grazie molto sentito agli amici che mi hanno scritto per simpatizzare, incoraggiare, assicurare preghiere. Grazie pure a medici, ricercatori scientifici, operatori e servizio sanitario italiano, parenti e amici, e al Signore, che si manifesta anche attraverso tutte queste persone.
La cura continua fino a metà dicembre, ma – su promessa solennissima di lavorare poco e riposare molto – la dottoressa ha acconsentito di buon grado a lasciarmi ripartire, e ha persuaso il superiore p. Zanchi ad approvare, arrendendosi alla scienza. Ho il biglietto Milano-Dhaka per il 13 ottobre.
Come il governo fa la “spending review” (revisione della spesa), a me tocca fare la “working review” (revisione del lavoro), operando tagli “dolorosi” ma necessari, in attesa dei tempi della ripresa. Fra i “tagli”, una sforbiciata va anche alle Schegge: già uscivano irregolarmente, ora saranno ancora più irregolari, per seguire i capricci delle mie stanchezze.