Arrivano da lontano, dopo una lunga preparazione in Italia per la teologia e negli USA per l’inglese. P. Almir Magno Trindade Azevedo e P. Adolphe Ndouwe sono i primi missionari del PIME rispettivamente sud americano (Brasile) e africano (Cameroun) a venire in Bangladesh. Si stanno allegramente arrabattando con le prime nozioni di bengalese senza alcuna paura a tentare, chiedere, buttarsi a nuoto nella nuova lingua, anche sull’autobus e con i ragazzini che per strada li seguono, incuriositi dai capelli ricci di uno e dal colore nero dell’altro. Per Natale, Adolphe sta in missione con p. Emilio, e mi ha telefonato dicendo che è felicissimo. Almir sta a Kutbir con p. Michele, che lo ha scelto perché, piccolo e più leggero di Adolphe, non sottopone la motocicletta a eccesso di peso, dato che lui stesso già la mette a dura prova. Entrambi sostenitori dell’Inter (bisogna aver pazienza, nessuno è senza difetti…) Almir sa prodursi in lunghe e accurate valutazioni su un giocatore, una partita magari giocata 23 anni fa, la formazione, e via discettando. Ha deliziato p. Fabrizio che qui a Dinajpur ha pochi interlocutori alla sua altezza, e addirittura deve a volte confrontarsi con milanisti e juventini…
Benvenuti e auguri!
Archivio mensile:Dicembre 2012
Lastre
P. Quirico moriva dalla voglia di vederle, e gli ho detto di sì. Ora è molto fiero e dice a tutti: “Non sono medico, ma ho subito capito pure io qual’è la prima e quale la più recente…” Sto parlando delle lastre con cui il 17 giugno scorso a Rajshahi mi hanno diagnosticato la TB, e il 16 dicembre scorso (Festa nazionale della vittoria per l’indipendenza) sempre a Rajshahi mi hanno dichiarato clinicamente guarito. Rallegratevi con me del prezioso regalo natalizio!
Salomonico
Chandan Chakkrabarti o Sajjad Hossein? Un maestro di scuola muore accoltellato il 25 diocembre 2009. Dopo che l’inchiesta della polizia finisce nel nulla, il magistrato concede il permesso di consegnare la salma ai parenti. Si fa avanti una indu, dicendo che si tratta di suo marito e che intende cremarlo secondo i riti indu. Si fa avanti una musulmana dicendo che si tratta di suo marito e bisogna invece assolutamente seppellirlo secondo i riti islamici. La faccenda non è da poco, e nessuno dei due gruppi religiosi cui le donne appartengono vuole cedere. Discussioni, liti, indagini, testimoni, processo al tribunale di primo grado che getta la spugna: era indu ma non si riesce a provare se sia o non sia diventato musulmano. Si fa ricorso al tribunale di seconda istanza, che in questi giorni arriva alla stessa conclusione, con un’aggiunta: nessuna delle pretendenti avrà la salma, che verrà invece consegnata ad un istituto di ricerca per usi scientifici. Le due donne hanno dichiarato che faranno ricorso alla corte suprema.
Differenze
E’ stato pubblicato nel 2010, l’ho letto pochi mesi fa, mi ha fatto l’impressione di un libro “aspro”, a volte discutibile, ma molto interessante. Concede nulla a voli pindarici, va ai nodi della questione. Si tratta della presentazione dell’Islam fatta da una persona molto competente, sia in teologia cristiana sia in islamismo, con ampia esperienza di contatti e dialogo fra fedeli delle due religioni. Lo guida una convinzione: dopo il periodo in cui ci si è avvicinati seguendo l’invito profetico di Giovanni XXIII a cercare quello che unisce piuttosto che quello che divide, siamo giunti al momento in cui occorre capire bene quello che ci divide, per non vivere di illusioni, e per poterci incontrare con verità. Che cosa ci divide non per pregiudizio, ma perché davvero le due religioni differiscono su molti punti chiave di fede e di morale. L’Autore sostiene che, se è vero che l’impianto dogmatico di una religione e il vissuto dei suoi seguaci non si identificano, tuttavia non si può cercare il dialogo ignorando il primo a vantaggio del secondo. La differenza va conosciuta e tenuta presente perché l’incontro non sia solo formale, o superficiale. François Jourdan, Dio dei Cristiani, Dio dei Musulmani, Lindau, Torino, 2010
Fare
Assegnato ad una parrocchia del sud, collabora in tutto con il parroco – famoso costruttore di scuole, ostelli, dispensari medici, chiese e quant’altro – che fra altro gli ha affidato la cura di un villaggio vicino, con cappella, un numero abbastanza alto di fedeli, e l’occasione di numerosi contatti con indu e musulmani. S’impegna a fondo. Una catechista che lo aiuta lo osserva attentamente per molto tempo, poi – cresciuta la confidenza fra loro – trova il coraggio per domandargli: ” Padre, tutti siamo stupiti di quante cose fa il nostro parroco, ma tu da quasi un anno sei qui, e ancora non fai niente?” P. Amado sorride: “Vedi, celebro la Messa per voi e vi spiego la Parola di Dio, faccio catechismo ai vostri bambini, visito i vostri ammalati e le vostre famiglie, celebro matrimoni, funerali, battesimi, vi ascolto, mangio con voi e come voi, accompagno i vostri giovani, cerco di mettere pace, vengo ogni volta che mi chiamate… io so fare questo”. La catechista tace un momento, e commenta: “Ecco, questo è davvero un bel lavoro, e io sono una stupida a non averlo capito da sola.”
Contro corrente
Giornate a fine settembre e inizio ottobre, quando la zona di Ramu, al sud, è stata sconvolta da violenze e distruzioni contro templi e abitazioni di buddisti e indu. Un insulto al Profeta che un giovane musulmano ha messo su facebook, sotto il nome di un buddista, si è rivelata una trappola efficace, scatenando l’ira di fondamentalisti e facinorosi; ma ha anche visto sprazzi di luce. Un musulmano, vicino di casa del buddista falsamente accusato, ha organizzato un gruppo per difendere persone e proprietà dei perseguitati. Appena sentivano voci di possibili violenze si precipitavano sul posto, anche in villaggi vicini, facendo scudo contro gli assalitori, cercando di far ragionare, e – quando gli esagitati non volevano sentir ragioni – ricorrendo a qualche randellata. Prima soli, poi fiancheggiando la polizia, a volte ce l’hanno fatta, altre volte hanno dovuto battere in ritirata; ma hanno dimostrato che anche nei momenti di paura e follia collettiva si possono usare testa e cuore.