Nell’ultimo breve corso di aggiornamento organizzato per noi del PIME in Bangladesh dal 22 al 26 agosto, p. Mintu Palma, della diocesi di Dhaka, ci ha fornito alcuni dati sui matrimoni nella Chiesa cattolica di questo Paese. Ogni anno ne vengono celebrati circa 1100-1200, di cui 70-80 fra un cattolico e un appartenente ad altra denominazione cristiana, 30-40 fra un cattolico e un non cristiano. Le convivenze fra cristiani sono circa il 2%. Mentre il dato generale del Bangladesh dice che quasi il 60% delle coppie si sposa al di sotto dell’età minima legale (18 anni), fra i cattolici questo avviene soltanto per il 4-5%; l’età per le nozze tende a salire: 22-23 anni per le donne, 28-30 per gli uomini. Rimangono molti matrimoni “combinati”, mentre sono in aumento i matrimoni “d’amore”, e questi ultimi risultano poi più fragili dei precedenti. Per le ragazze che studiano all’università, o come infermiere, sembra difficile trovare a sposarsi giovani cattolici con cui sposarsi, sia perchè i ragazzi temono una ragazza più istruita di loro, sia perchè’ il numero dei cattolici in questi ambienti è basso, e ci sono molte occasioni per conoscere e innamorarsi di un non cristano. Con il crescere della migrazione nelle città, crescono anche i matrimoni fra persone che hanno diversa provenienza etnica e culturale (un bengalese con una mandi, una santal con un orao, ecc.), e non sembrano presentare particolari problemi. Molti i matrimoni civili, per lo più dovuti alla difficoltà di celebrare il matrimonio religioso e tradizionale nel proprio villaggio, per motivi economici e di lavoro; quindi, quando l’occasione si presenta, il matrimonio viene poi “regolarizzato”. Le famiglie “allargate” stanno lasciando il posto a quelle nucleari; nelle città si tende a limitarsi ad uno o due figli per famiglia. Nei matrimoni interreligiosi rimane la grande difficoltà per l’educazione dei figli che, se il padre è musulmano, dovranno essere musulmani anche se al momento del matrimonio gli accordi erano diversi. Le ragazze che sposano un musulmano vengono considerate “perse” e pochi cercano di tenere i contatti con loro: una grave carenza pastorale di cui pochissimi preti si preoccupano. Televisione e cellulari più o meno sofisticati sembrano essere la causa principale del fatto che, mentre in passato l’80% delle famiglie bengalesi pregava insieme, ora dichiara di pregare insieme solo il 20% delle famiglie.
Archivio mensile:Settembre 2016
Clarisse
L’undici agosto scorso, festa di Santa Chiara d’Assisi, suor Mary Theresa Gomes ha pronunciato i voti perpetui nel monastero delle Clarisse adoratrici di Mymensingh, a nord di Dhaka. Il monastero, fondato circa 80 anni fa da monache provenienti dall’India, fa parte di una Congregazione di origine francese che segue la regola di S. Chiara e pratica l’adorazione perpetua. Circa 20 anni fa ha “gemmato” un secondo monastero che si trova a Dinajpur. Sono 25 le suore a Mymensingh, 11 quelle a Dinajpur, quasi tutte bangladeshi. Suor Mary Theresa è la sorella minore di Regan, seminarista del PIME che verra’ ordinato diacono il prossimo primo ottobre, a Monza.
In famiglia
Mesi fa – dopo molti anni – la cupola del BNP, primo partito di opposizione, dopo aver messo in chiaro che il presidente non si cambia e rimane Begun Khaleda Zia, avendo come vicepresidente (con diritto di successione) il figlio Tareque Rahman, ha convocato e realizzato il Consiglio nazionale del partito, durante il quale si sarebbero dovuti eleggere circa 300 membri del Comitato Esecutivo Nazionale. Avviati i lavori, un consigliere di buona volontà chiese la parola, proponendo di votare che – invece di perder tempo e soldi per eleggere tutta quella schiera di membri del futuro comitato esecutivo – si affidasse alla Presidente il compito di sceglierli e nominarli di sua autorità. Con esultanza, la proposta fu accolta all’unanimità per alzata di mano, e dopo quattro mesi di duro lavoro sono stati pubblicati i nomi dei prescelti – 502 invece dei 386 precedenti. Oltre al rampollo Tareque Rahman, da circa 10 anni all’estero “per cure mediche” mentre in Bangladesh lo attendono le manette per una condanna a sette anni di galera per corruzione e innumerevoli denunce e processi in corso, la lista ha incluso un buon numero di membri indubbiamente “di buona famiglia”, e percio’ “al di sopra di ogni sospetto”. Ci sono i figli di un impiccato e un condannato all’ergastolo per crimini di guerra, il fratello del segretario del partito e tre figli di membri del Comitato Centrale; figli e figlie, fratelli e mogli di sindaci, e di consiglieri del partito. Per meriti personali e non per parentela sono entrati anche un ex deputato, condannato per un colossale traffico illegale di armi e un altro – ora latitante – coinvolto nell’attentato al Partito Awami League in cui anche Hasina rischio’ la vita. Consigliere di Khaleda è ora un ex deputato riconosciuto dal parlamento colpevole di corruzione per milioni di taka. Non mancano un nipote di Khaleda, e il figlio di un amico fedele, nonchè un segretario attualmente sotto processo in India, e la moglie. Il nuovo Comitato, ha spiegato il Segretario Generale del BNP, è “di grande dinamicità e riuscirà a riportare la democrazia nel nostro paese”.
Dispersa
Per qualche misteriosa ragione, ha perso contatti con il branco, e il 27 giugno scorso – senza passaporto – ha passato il confine indiano entrando nel nord del Bangladesh. E’ un’elefantessa, che da allora ha vagato sola soletta nelle vaste aree allagate che affiancano la riva orientale dell Brahamaputra, smarrita, spaventata, stanca. Un folto gruppo internazionale di specialisti, indiani e bangladeshi, l’ha seguita passo passo, nella speranza che arrivi in qualche area asciutta e possa essere “tranquillizzata”, cioe’ addormentata e trasportata con le dovute attenzioni al Parco Nazionale, per offrirle un bel check-up clinico, cure adeguate, dieta abbondante, e poi di nuovo la liberta’, da qualche parte nel suo paese d’origine. Un programma di lusso, ma finora (8 agosto 2016) l’elefantessa ha accuratamente evitato le zone asciutte e continua il suo viaggio, guadagnandosi così una fama da diva: cronache quotidiane con tanto di foto e aggiornamento sui chilometri percorsi, e folle di curiosi che sfidano le inondazioni per darle un’occhiata da lontano.
Cercatore
Gli piace girare, cercare, conoscere, incontrare, promettere, progettare oltre i confini del compito rivevuto. Intraprendente e arruffone, come un cane da tartufi, dove altri non trovano nulla, p. Dominic (diocesano di Dhaka) scopre dove vivono famiglie cristiane isolate, gruppetti di tribali battezzati da evangelici e poi abbandonati a se stessi, persone in ricerca. Gli piace pure fissare punti di riferimento stabili, dove gli pare che saranno utili. Quattordici anni fa, mi chiese aiuto per comprare un terreno che a suo parere sarebbe potuto diventare un piccolo centro cristiano. Avevo ricevuto una donazione da usare liberamente e mi fidai, dandogli una mano. Per un bel po’, non si vide nulla.
Intanto, p. Gianantonio Baio ritorna in Bangladesh dopo vari anni di servizio in Italia. Ha le sue idee e preferenze, e il Vescovo di Rajshahi, che lo conosce, tempesta e insiste perchè vada nella sua diocesi dove: “c’è molto più bisogno che altrove”. P. Baio lascia decidere al superiore regionale del PIME, che accoglie la richiesta del Vescovo di Dhaka, e lo manda a Khewachala, zona rurale verso nord, dove c’è una cappella con una scuoletta, e dove le Missionarie dell’Immacolata-PIME hanno avviato un ostello per ragazze. P. Gianantonio va, mandando sulle furie l’Eccellentissimo di Rajshahi, che si sente “tradito” da lui e dal PIME… Non passa molto tempo, e l’Eccellentissimo viene trasferito; proprio a Dhaka, diventando addirittura “arci” vescovo! Il “traditore” candidamente gli comunica che è pronto – se vuole – ad andare a Rajshahi, dove “c’è più bisogno”. E lui risponde che è stata una sua magia a fare andare le cose in questo modo… Sono passati quasi dodici anni. L’area è diventata un formicaio di fabbriche con migliaia e migliaia di operai provenienti da ogni dove. Un’insperata serie di provvidenziali interventi di amici e fondazioni, permette di sviluppare le strutture della missione molto rapidamente. Ora Khewachala, oltre all’ostello per ragazze, vanta una bella, ampia chiesa, una scuola dalla sesta alla decima, e annesso campo di calcio, un ostello per ragazzi che vengono da famiglie povere e scombinate, una casa parrocchiale di rispetto; tutte opere del (quasi) architetto p. Ezio Mascaretti. Tanti i contatti stabiliti con gruppetti di cristiani che lavorano in stabilimenti e fattorie della regione. C’è pure un Centro dove p. Gianantonio sognava di offrire agli operai e operaie della zona un punto di incontro informale, di riposo e di conversazione negli intervalli del lavoro; ma il sogno per ora rimane tale, l’ambiente non sembra preparato. E il “tartufo”, il terreno comprato da p. Dominic? E’ a circa 20 chilometri di distanza da Khewachala, di cui è diventato un sottocentro, con un semplice, vivacissimo “asilo nido” residenziale. Le suore locali “Shanti Rani” si sono adattate ad alloggi più che modesti e ristretti, i bimbi e le bimbe non si sono fatti problemi e hanno gustato il loro affetto e le loro cure. Ora anche lì, a Shimulia, c’è una piccola bella chiesa e ci sono pure fedeli che la frequentano, oltre al conventino, al dispensario medico e all’ostello. Il 17 luglio P. Gianantonio, e con lui il PIME, ha passato il tutto alla diocesi, che lo affida a due giovani preti diocesani, e progetta di nominarne primo parroco, fra non molto, proprio p. Dominic… il “cercatore”.