3.600.000 libri non sono pochi. Dovevano arrivare entro gennaio in tutte le scuole elementari del Bangladesh, per la distribuzione gratuita. Tutti s’aspettavano che – come negli anni scorsi – sarebbero arrivati in ritardo, a singhiozzo, a destinazioni sbagliate; e che i distributori avrebbero imposto di dar loro una bella somma; altrimenti, che andassero a comprarsi altrove i libri gratuiti… Invece, sorpresa! I libri partono per tempo, e arrivano entro il mese di gennaio, anche nelle destinazioni più remote. Lasciamo perdere la faccenda di pagare per avere “gratuitamente”; per il resto c’era da rallegrarsi – e i giornali lo fecero, per una volta elogiando l’efficienza di un organismo statale. Purtroppo però, bastò sfogliare i volumi freschi di stampa, per scoprire che erano zeppi di errori: di stampa, d’impaginazione, di grammatica, sintassi, didascalie… “Spiacevole sorpresa, forse il prezzo da pagare per arrivare puntuali” – disse benevolmente qualcuno. Ma poi, guardando meglio, si scoprì che c’era altro: erano scomparsi tutti i testi, citazioni, brani di autori non musulmani, o musulmani ma non abbastanza “ortodossi”, o ambientati in paesi e storie di altre religioni. Scomparso anche Robindronath Tagore, l’amatissimo poeta, premio Nobel per la letteratura, cesellatore di poesie e canti in uno splendido bengalese: aveva il peccato originale di essere indù. Una silenziosa “purga” – di cui nessuno riconosceva la responsabilità – per proteggere gli scolari da idee strane, per esempio che qualche cosa di bello e di buono può venire anche da “altri”, e che il Bangladesh ha anche minoranze che hanno i loro diritti. Proteste, commenti preoccupati, richieste di ritirare i libri e ripristinare la presenza degli autori censurati hanno dato come frutto una commissione di inchiesta, e qualche funzionario “sospeso”. Nel frattempo, alcuni movimenti fondamentalisti si sono congratulati con il governo, perché i cambiamenti corrispondono esattamente alle richieste che da tempo loro facevano.- In una scheggia precedente, mi chiedevo: quale detersivo si usa per il “lavaggio del cervello” che prepara i terroristi? Forse il processo può iniziare così, gradualmente, facendo intendere ai bambini che gli altri non esistono o, se esistono, non sono degni di attenzione…
Archivio mensile:Febbraio 2017
Ringiovanire
Le “Missionarie dell’Immacolata”, meglio note come “PIME Sisters” (Suore del PIME) hanno celebrato gli 80 anni di fondazione l’8 dicembre scorso. Si trovano in Bangladesh dal 1953, sono una settantina, in maggioranza locali (ormai le “espatriate” sono poche: indiane, italiane, brasiliane, una cinese), alcune di loro sono in missione in altri paesi: Papua N.Guinea, Cameroun, Guinea Bissau, Italia. Operano attualmente in 4 diocesi; ma il luogo storico della loro presenza è Bonpara (diocesi di Rajshahi), un insediamento cristiano che risale a prima degli anni cinquanta, ora diventato una cittadina. Si tratta di una missione ricca di opere, dove le Suore sono coinvolte “da sempre”: dispensario medico con ottima fama in tutta la zona, scuole fino al College compreso, ostelli, attività pastorali al centro e nei villaggi, un rinomato centro di cucito con prodotti di ottima qualità. La loro casa è un poco malandata, ma può ospitare incontri, ritiri e altre attività dell’Istituto. Qualcuno le conosce come “le Suore di Bonpara”. Eppure… sorpresa! – stanno per lasciare Bonpara. Una decisione che sconcerta molti: perché andarsene dal luogo dove sono più conosciute e apprezzate, dove hanno una presenza “storica”, e numerose vocazioni? Forse che non c’è lavoro da fare? Lasciano, ma… dove vanno? Vogliono rimettersi in cammino verso presenze e attività più direttamente di evangelizzazione con gruppi poveri, isolati, in difficoltà. Penso che sia stata una decisione non facile da prendere, ma che riveli grande sensibilità missionaria, o forse proprio specificamente “pimina”. Immagino fatiche non piccole per riadattarsi, ma sono fatiche che ringiovaniscono.
Sorprendente
“Ma che succede?” chiacchiera un italiano che lavora a Dhaka. “Io non vado in chiesa da molti anni, ma mi dicono che le chiese in Italia si stanno svuotando del tutto. Qui invece la religione prende forza. Fra i miei dipendenti ci saranno pure alcuni fanatici, ma molti che prima bevevano birra e non pregavano, ora si sono messi a pregare e non bevono più, eppure sono persone normali, non fanatici. Credevo che quello della religione fosse un discorso chiuso, ma pare di no… Come spiega lei la faccenda?”. “Forse potrebbe chiedere a se stesso come si spiega; se la scelta di piantar lì tutto era motivata e fondata, o se è il caso di ripensarci”. “Chi, io?”. “Certo, proprio lei che si fa queste domande”. “Beh, senta, questo proprio no: è troppo impegnativo, ho altro da fare…”.