Dove andiamo? (1)

Il Paese sta vivendo una crescita economica impressionante. Grandi opere pubbliche da tutte le parti: un secondo ponte sul Gange/Brahmaputra per collegare est e ovest anche al sud; allargamento strade di grande transito, centrale atomica ai margini degli ultimi resti della famosa giungla del Bengala con le sue tigri, metropolitana sopraelevata a Dhaka, nuovo aeroporto internazionale in programma; si parla anche di future “case popolari”… e molto altro.
Il parlamento ha vita facile, perché alle scorse elezioni l’opposizione non ha partecipato per protesta, e tutto è in mano a un unico partito.
A fine anno, o inizio 2019, si svolgeranno le elezioni parlamentari.
La capo dell’opposizione è in carcere per corruzione, ma per buona misura ha altre 25 o 26 diverse accuse che aspettano sentenza. Sono in carcere un buon numero di oppositori, anch’essi con diversi capi d’accusa. Manifestazioni di protesta? Ogni volta il permesso viene rifiutato per ragioni di ordine pubblico, e si reprime duramente chi tenta di scendere in strada. Permessi solo i raduni oceanici del partito al potere.
Nei mesi scorsi, gli universitari si sono organizzati per chiedere la revisione del sistema di quote riservate agli impieghi in posti pubblici. Attualmente il 62% dei posti è riservato ai “combattenti per la libertà” nella guerra del 1971: per tenere aggiornate le liste, ogni tanto si abbassa l’età che il candidato al posto doveva avere in quell’anno per aspirare ora al titolo di combattente. Siamo scesi a 12 anni e 6 mesi, ma si parla di abbassare ancora. Stesso diritto ai figli e ai nipoti dei combattenti. Poi ci sono le quote di varie minoranze. In pratica, fuori quota ci sono poco più del 10% dei posti. Il movimento “antiquote” – non violento – dapprima è stato snobbato; poi hanno iniziato a intervenire le “squadracce” (per gli italiani che conoscono la loro storia del XX secolo, non occorre spiegare di che si tratta). Poi la Primo Ministro spiazza tutti dichiarando che il sistema quote sarà completamente abolito; il Movimento esita, ma poi salta fuori che una sentenza dell’Alta Corte (o era la Corte Suprema?) tempo fa avrebbe sentenziato che queste quote non possono essere modificate. La Primo Ministro proclama di voler obbedire, il movimento riparte, tornano le squadracce cha vanno giù duro, appoggiate dalla polizia. La Primo Ministro, parlando d’altri argomenti, fa un accenno di invito ai giovani del suo partito a evitare “eccessi di zelo”. Naturalmente, il motivo della repressione è sempre uguale: il Movimento non è apolitico come dice, in realtà è contro il governo, e viene strumentalizzato dall’opposizione; anzi, un ministro dice che fa pensare ai terroristi. Uno per uno, in pochi giorni, i capi – studenti universitari senza passato politico – vengono arrestati, torturati, trattenuti in carcere, e si trovano sul capo una valanga di accuse. Il Movimento sbanda e si affloscia.
La campagna antidroga che era partita alla grande con oltre 250 morti ammazzati in pochi giorni, deve aver perso un po’ di vigore; ma i giornali più scrupolosi continuano a dare ogni giorno un angolino per dire che ieri altri 2, oggi 5, domani vedremo, presunti spacciatori sono stati uccisi. Di un famigerato capoccia, membro del Partito, il cui nome si trova in tante inchieste e relazioni della polizia, si continua a dire che “se risulterà davvero colpevole verrà senza dubbio arrestato”. Per ora pare che non sia risultato “davvero colpevole”. (continua).

Capita

Capita che si sta bene attenti a camminare nel cortile della parrocchia, perché le abbondanti piogge quotidiane rendono scivolosissimo il cemento, arricchito – nelle zone più umide – da fanghiglia viscida. Poi alcuni ragazzi litigano e tu vai a vedere che succede, senza pensare alla fanghiglia. Caduta epica. Un gran mal di schiena che mi offre la scusa per lavorare meno e stare più a lungo sdraiato. E ritarda più del solito l’uscita delle schegge.
Un consiglio: in casi analoghi, non usate il riksciò, mezzo del tutto privo di molleggi e capace di far contare – anche a chi non ne ha voglia – tutte le numerose buche che rallegrano le strade…

Ma non capisci?

  • Trentotto anni, due figli di 13 e 8 anni, un marito che le vuol bene ma è balzano quanto basta, e malaticcio, lavora quando ce la fa. Lei lavorava in una fabbrica di abiti, ma ha dovuto smettere perché non reggeva i ritmi. Un mese fa, emorragia cerebrale, con disturbi alla parola e all’equilibrio. Il marito si dà da fare in modo sorprendentemente affettuoso e anche efficace. Medici, ospedali, prestiti per pagare, colloqui con specialisti forse sorpresi dall’appassionato impegno di questo poveraccio ignorante e malandato. Poi la diagnosi si completa: aneurisma. “Deve capire che bisogna unica speranza è l’operazione, e bisogna andare nel sud India, a Vellore”. Sarà vero? Spesso i medici scaricano i casi complicati promettendo miracolose guarigioni in India… Spesa minima 400.000 taka. Non se ne parla.
  • Quindici giorni fa, andando a scuola, scivola nel fango e si fa male ad una mano. Ha otto anni. Nell’ospedaletto del paese fanno i raggi, e trovano una brutta frattura. Paracetamolo, poi i soldi sono finiti. La bimba piange. Dopo dieci giorni ritornano all’ospedale: “Ma non vi rendete conto che deve essere operata? Che cosa aspettate?”
  • Anche lui è stato ripetutamente sgridato, perché continua a lavorare e “non si rende conto” che ha i reni rovinati. “Sei tu la moglie? Che cosa aspetti a fargli fare un trapianto di reni? Altrimenti non si salva!”. La donna, che è madre di due figlie, fa le pulizie in una scuola e, a rotazione, in cinque famiglie, per mettere insieme circa 100 euro al mese, non può pagare la scuola per la seconda figlia. Quando le parlano di dialisi, riesce a farsi prestare i soldi per una, che ridà un po’ di vita al malato. “Ma la dialisi non cura, non capisce che bisogna farla almeno due volte alla settimana? Anzi, per lui tre volte non bastano…” Così ogni tanto, quando qualcuno s’impietosisce e presta soldi, fa una dialisi e poi ricomincia l’attesa. Di che cosa? “Padre, ma per quanto tempo posso vivere in questo modo?”